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BOLLETTINO DEL CENTRO POLESANO DI STUDI STORICI ARCHEOLOGICI ED ETNOGRAFICI ROVIGO Anno XLVII · Nuova serie · 2011 FABRIZIO SERRA EDITORE PISA · ROMA Amministrazione e abbonamenti: Fabrizio Serra editore ® Casella postale n. 1, succursale n. 8, i 56123 Pisa tel. **39-050-542332, fax **39-050-574888 fse@libraweb.net, www.libraweb.net uso e con qualsiasi mezzo efettuati, compresi la copia fotostatica, il microilm, la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta della Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma. Ogni abuso sarà perseguito a norma di legge. Uici di Pisa: Via Santa Bibbiana 28, i 56127 Pisa Uici di Roma: Via Carlo Emanuele I 48, i 00185 Roma Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2012 by Fabrizio Serra editore®, Pisa · Roma. 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Autorizzazione del Tribunale di Rovigo in data 5 agosto 1965 N. 127 «Padusa» esprime la sua gratitudine a quanti hanno voluto partecipare alla realizzazione di questo numero. Le opinioni espresse negli articoli irmati impegnano solo la responsabilità degli autori. Questo numero è stato stampato con il contributo della Regione Veneto, del Comune di Rovigo e della SOMMARIO Fabiola Mischiatti, Lara Maritan, Claudio Mazzoli, Luciano Salzani, Massimo Saracino, Analisi tipologica e archeometrica degli elementi di presa dell’abitato di Larda 2 di Gavello (Rovigo) 7 Diego Voltolini, La necropoli veneto-celtica di Megliadino San Fidenzio, con appendice di Elisa Mazzetto 51 Federica Sacchetti, Le anfore commerciali greche della fascia costiera e della chora di Adria 97 LA NECROPOLI VENETO-CELTICA DI MEGLIADINO SAN FIDENZIO Diego Voltolini L a necropoli di Fondo Moro (Megliadino San Fidenzio pd)1 fu individuata casualmente nel 1977 a seguito di arature profonde. Gli scopritori2 recuperarono i materiali inerenti a otto sepolture, cui seguì, nel gennaio 1981, l’individuazione di un’ulteriore tomba. Il sito si trova circa 12 km a ovest di Este, lungo la destra idrograica del paleoalveo del iume Adige (Fig. 1),3 limite orientale del territorio cenomane veronese e asse di penetrazione della presenza celtica in Veneto centrale, lungo il quale sono numerose le attestazioni a carattere latèniano. La mancanza di scavi regolari ha comportato l’assenza di documentazione graica e fotograica esaustiva: esistono solo alcune fotograie dei materiali e un inventario di consegna.4 Si è quindi reso necessario un preciso riscontro dei reperti conservati presso il Museo Nazionale Atestino5 e il Museo Civico “Antonio Giacomelli” di Montagnana, al quale si è aiancata l’analisi dei dati desunti dalla scarna documentazione incrociati con quelli d’archivio. Questo ha permesso di ipotizzare nei casi dubbi le eventuali associazioni e di evidenziare alcuni elementi del rituale funerario. Tutte le nove sepolture erano a rito incineratorio (Fig. 2), alcune delle quali con deposizioni multiple e dilazionate nel tempo, deinibili come tombe di ‘famiglia’ (Tbb. MSF 1-1977, 8-1977 e Recupero 1981); in almeno due casi era certamente presente una struttura a cassetta litica (Tbb. MSF 5-1977 e 8-1977) e forse a cassette lignee o litiche non segnalate nella documentazione nel caso delle tombe a più deposizioni; nei rimanenti casi è plausibile sia la deposizione in fossa semplice, sia in cassetta deperibile. Nel caso delle tombe di ‘famiglia’ in uso per più generazioni, ma in generale per tutte le sepolture, è da sottintendersi anche un’originaria strutturazione esterna alla sepoltura, in considerazione della ritualità di riapertura. Lo studio dei materiali si è basato sul confronto con necropoli aini per range cronologico e geograico, al ine di ricostruire e datare i contesti e nello speciico, per le tombe di ‘famiglia’, riconoscere quanto meno gruppi di materiali con datazione coerente, identiicabili come fasi d’utilizzo della sepoltura.6 Le datazioni proposte sono state elaborate coerentemente ai confronti e alle associazioni che si sono potute proporre per la necropoli di Fondo Moro, tenendo presente la relativa ampiezza delle maglie delle seriazioni della tarda età del Ferro. La tabella delle associazioni della necropoli risulta quindi non rigida,7 soprattutto internamente alle singole fasi La Tène. La cronologia adottata è quella proposta per il periodo La Tène in Veneto da A. Bondini sulla base dei dati da necropoli,8 confrontata con quella recentemente elaborata da L. Pernet per i complessi latèniani europei9 (Fig. 3). 1 Il presente lavoro è tratto dalla tesi di laurea triennale dello scrivente, dal titolo “La necropoli veneto-celtica di Megliadino San Fidenzio (pd )” discussa presso l’Università degli Studi di Padova, relatore dott.ssa M. Gamba, a.a. 2009-2010. Intendo ringraziare in questa sede la dott.ssa E. Bianchin, direttrice del MNA, per avermi concesso in studio la necropoli di Fondo Moro, S. Buson e L. Baroni (MNA) per i preziosi consigli, S. Baccini (Museo Civico “A. Giacomelli”) per la disponibilità e la dott.ssa M. Gamba per l’aiuto costante. 2 Gian Carlo Zafanella e Claudio Gioga. 3 Cfr. la carta riportata in Adige 1998, tav. I e la carta allegata a Zaffanella 1999. 4 Citato in questa sede come “inventario 1977”. I metalli non indicati nell’inventario 1977 si ritengono contenuti nelle olle, ancora colme di sedimento nelle fotograie scattate da G.C. Zafanella dopo il recupero. Per la ricostruzione dei contesti ci si è avvalsi anche degli appunti inerenti i restauri del 1978-1979. 5 Abbreviato MNA. 6 Attraverso tabelle delle associazioni interne divise per fasi La Tène; cfr. igg. 3, 4, 5 inerenti le Tbb. MSF 1-1977, 5-1977, Recupero 1981. L’ordine dei pezzi corrisponde a quello elaborato per la tabella delle associazioni della necropoli, mentre il segno “?” indica l’eventuale datazione del pezzo più ampia rispetto a quella proposta. 7 Anche per la durata relativamente breve della necropoli. Cfr. infra, tabella delle associazioni, Fig. 7. 8 Bondini 2010, in quanto elaborata speciicatamente per il Veneto in base ai dati da necropoli. 9 Bondini 2010; Pernet 2010, p. 36, ig. 6, elaborata per l’Europa con una revisione dei dati da necropoli, anche italiani; per quanto le due cronologie siano nell’impianto generale del tutto simili, quella della Bondini si sviluppa a partire dalla cronologia atestina, proponendo agganci alla cronologia assoluta non sempre coincidenti (Fig. 3). 52 diego voltolini Catalogo Per la stesura del catalogo ci si è riferiti alle modalità utilizzate per lo studio della necropoli Benvenuti di Este (Este ii 2006), distinguendo i casi in cui alcuni reperti sono riferiti dalla documentazione come certamente contenuti in un determinato ossuario da casi le cui associazioni plausibili sono ricostruite in fase di studio.1 Dove non è stato possibile ricostruire i corredi esatti si è preferito ordinare i reperti per categoria ed esporre poi la scansione in fasi, discutendo le datazioni. Per quanto riguarda la terminologia è stata adottata quella utilizzata nei confronti proposti per le datazioni ed è stata elaborata inoltre un’inedita tipologia per i vasi biansati, qui deiniti a ‘secchiello’ (Fig. 6). Salvo diverse indicazioni in didascalia, il materiale ittile è in scala 1:4, gli elementi metallici in 1:3, le monete e le perline in 1:2.2 Le misure sono espresse sempre in cm. Tomba MSF 1-1977 (Tavv. i e ii) 1) Olla decorata a pettine. Corpo ovoidale allungato; orlo a bastoncello; massima espansione a metà corpo; apoda. Decorazione incisa a pettine con cinque fasci di linee orizzontali che trattengono una teoria di losanghe composte da fasci di segmenti paralleli e tre serie di linee a tremolo. Poco sopra il fondo è inciso a crudo un asterisco allungato a sei raggi. Ceramica grigia. Ricomposta. H 28,6; ∅ orlo 13,3; ∅ piede 11,2 (IG 56460). – Contenuti:3 2) Balsamario fusiforme. Corpo fusiforme; orlo esoverso, esternamente proilato; lungo collo stretto; piede a stelo parzialmente cavo, terminante in disco a fondo convesso. Cinque sottili linee incise sul collo, non tutte complete. Ceramica depurata. Ricomposto. H 12,2; ∅ orlo 1,8; ∅ piede 1,2 (IG 56479). 3) Moneta. Probabile asse della riduzione unciale. Bronzo. D. e R. completamente consunti. ∅ 38,4 mm; 26,64 g (IG 56485). 4) Moneta. Probabile asse della riduzione unciale. Bronzo. D. Completamente consunto. R. parzialmente consunto, si nota una prua di nave rivolta a destra; all’esergo roma. ∅ 38,9 mm; 30,74 g (IG 56486). 15) Vaso biansato a ‘secchiello’. Corpo sub-ovoidale; orlo ingrossato esoverso, appiattito superiormente, con solco per il coperchio; impostate sotto la massima espansione due pseudoanse a bastoncello adese al corpo; piede troncoconico cavo con base a spigolo; fondo esternamente umbonato. Coppia di solcature a livello delle pseudoanse. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 22,9; ∅ orlo 22,8; ∅ piede 10 (IG 56461). – Contenuti: 16) Fr. di ibula. Frammento di ibula con molla bilaterale a due avvolgimenti per lato; corda interna; arco lacunoso a sezione circolare, ago spezzato; genericamente Tardo La Tène. Ferro. Lungh. 4,9; h 3,1 (IG 56483). 17) Moneta. Probabile asse della riduzione unciale. Bronzo. D. completamente consunto. R. molto consunto, si nota una prua di nave rivolta a destra. ∅ 35,4 mm; 23,47 g (IG 56487). 18) Moneta. Asse della riduzione unciale. Bronzo. D. consunto, testa di Giano bifronte. R. consunto, prua di nave rivolta a destra; all’esergo roma. ∅ 37,8 mm; 25,31 g (IG 56488). 19) Vaso biansato a ‘secchiello’. Simile al precedente, con corpo sub-situliforme e con piede troncoconico cavo con base arrotondata. Una solcatura a livello delle pseudoanse ed una nella parte bassa del bacino. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 14,7; ∅ orlo 17,1; ∅ piede 7,4 (IG 56462) 10) Vaso biansato a ‘secchiello’. Simile al precedente, lacunoso al piede. Una coppia di solcature a livello delle pseudoanse e tre sotto il loro attacco. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H max. cons. 14,5; ∅ orlo 18,7 (IG 56463). 1 Si ritengono contenuti nell’olla i pezzi non segnalati nell’inventario di consegna e non presenti nelle fotograie Zafanella, nelle quali si vedono le olle ancora colme di terra. 2 I disegni sono ad opera dell’autore, salvo, dall’archivio del MNA: tav. ii (5-8, 10-15), tav. iii (1-4, 9, 11), tav. iv (2, 4-5, 8), tav. v (1-5, 7, 10-11, 16), tav. vi (1-2), tav. vii (4-9, 13-14) e ad opera di E. Mazzetto: tav. vii (1), tav. viii (6). 3 L’olla conteneva, al MNA, anche alcuni frammenti ossei presumibilmente umani. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio – Contenuti: 11) Fibula tipo Gori©a. Molla parzialmente lacunosa; corda interna; stafa forata con appendice a bottone poco pronunciato. Ferro. Lungh. 6,1; h 2,5 (IG 56481). 12) Vaso biansato a ‘secchiello’. Simile al precedente, con piede troncoconico pieno con fondo piano. Una coppia di solcature sul corpo all’attacco delle anse. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 23,8; ∅ orlo 23,7; ∅ piede 10,1 (IG 56464). – Contenuti: 13) Puntale di lancia o cuspide di pilum. Elemento corroso e concrezionato, punta piramidale e innesto. Ferro. Lungh. 9; largh. 1,1 (IG 56480). 14) Vaso biansato a ‘secchiello’. Simile al precedente, con corpo sub-globoso; orlo esoverso e piede troncoconico cavo a base piana; fondo esternamente convesso. Una solcatura sul corpo a livello delle pseudoanse ed una linea incisa nella parte bassa del bacino. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 18,6; ∅ orlo 21,2; ∅ piede 8,6 (IG 56465). 15) Olla. Corpo ovoidale schiacciato; orlo fortemente esoverso; breve collo; apoda; fondo parzialmente lacunoso. Una linea incisa internamente al collo, distinto esternamente dalla spalla con una risega. Sulla spalla è presente una decorazione a pettine con itte linee incise per 2,1 cm. Ceramica grezza. Ricomposta. H 18,9; ∅ orlo 17,1; ∅ fondo 8,8 (IG 56466). 16) Coppa con grattugia. Vasca troncoconica con bacino ampio; orlo svasato ad alto listello; piede troncoconico cavo con base arrotondata; fondo esternamente umbonato. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 9,2; ∅ orlo 25,9; ∅ piede 8,2 (IG 56467). 17) Coppa. Vasca troncoconica con bacino ampio; orlo dritto arrotondato; piede troncoconico cavo con base a spigolo; fondo esternamente umbonato. Solco sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 7,4; ∅ orlo 18,2; ∅ piede 6,6 (IG 56468). 18) Coppa. Vasca troncoconica, schiacciata con bacino ampio; orlo svasato arrotondato; piede ad anello proilato con base appiattita; fondo esternamente umbonato. Un 19) 20) 21) 22) 23) 24) 25) 26) 27) 53 solco sotto l’orlo e uno a distinzione del piede. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 6,6; ∅ orlo 19,4; ∅ piede 6,5 (IG 56469). Coppa. Ampio bacino a calotta; orlo svasato arrotondato; piede ad anello proilato con base a spigolo; fondo esternamente umbonato. Solco sulla vasca, poco sopra il piede. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 6,7; ∅ orlo 20,4; ∅ piede 6,2 (IG 56470). Coppa. Simile al precedente, lacunosa al piede e al fondo. Solco sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H max. cons. 6,1; ∅ orlo 19,8 (IG 56471). Coperchio. Vasca troncoconica con pareti massicce; bacino ampio; orlo assottigliato; piede troncoconico cavo con base arrotondata; fondo concavo. Segni di tornitura esternamente alla vasca. Impasto rossiccio. Integro. H 7,4; ∅ orlo 18,7; ∅ piede 5,6 (IG 56472). Fr. di coperchio. Frammento di coperchio; vasca con pareti fortemente assottigliate; piede troncoconico cavo con base appiattita; fondo concavo. Ceramica grigia. H max. cons. 3,2; ∅ piede 4,1 (IG 56474). Fr. di coperchio. Simile al precedente, piede troncoconico cavo con base appiattita; fondo concavo. Un foro nel piede, di natura forse postdeposizionale. Ceramica grigia. H max. cons. 4,7; ∅ piede 4,7 (IG 56473). Coppetta. Vasca troncoconica con proilo sinuoso; orlo assottigliato, arrotondato, leggermente svasato; piede ad anello proilato con base arrotondata; fondo concavo. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 7,8; ∅ orlo 13,6; ∅ piede 5,8 (IG 56475). Bicchiere. Corpo ovoidale; alto orlo a proilo convesso; apodo. Una linea incisa poco sopra il piede. Ceramica a pareti sottili. Integro. H 7,9; ∅ orlo 7,1; ∅ fondo 3,5 (IG 56476). Olpe. Corpo globoso; orlo esoverso leggermente proilato; ansa impostata sulla spalla e sotto l’orlo, con doppia costolatura asimmetrica; piede troncoconico cavo; fondo piano. Ceramica depurata. Ricomposto. H 14; ∅ orlo 3,6; ∅ piede 7,4 (IG 56477). Olpe. Corpo globoso schiacciato; orlo esoverso; ansa fratturata, impostata sulla spalla e sulla parte superiore del 54 diego voltolini collo; piede a basso anello quasi dritto; fondo piano. Alcune linee incise sulla spalla. Ceramica depurata. Ricomposto H 15,7; ∅ orlo 3,5; ∅ piede 7,7 (IG 56478). 28) Fibula tipo Jezerine. Lacunosa all’ago e alla molla; stafa forata con appendice a bottone poco pronunciato. Bronzo. Frammentaria. Lungh. 8,1; h 3,1; ampiezza molla 1,4; ∅ molla 1,2 (IG 56482). 29) Ago. Gambo a sezione circolare, un’estremità appiattita con foro di forma lenticolare. Bronzo. Lungh. 11,4; ∅ 0,2 (IG 56484). Il numero delle olle con possibile funzione di ossuario suggerisce almeno cinque deposizioni e due probabili;1 si tratta quindi plausibilmente di una struttura non individuata o non segnalata, utilizzata per più deposizioni. Alle prime deposizioni appartiene l’olla decorata a pettine (1) che trova confronti per decorazione e tipologia con esemplari atestini, datati alla metà del ii sec. a.C. (LT C2);2 per il suo impianto generale potrebbe essere un’interpretazione locale di olle di gusto propriamente celtico-gallico tardo.3 In quest’olla erano contenute le due assi (26 e 27) e il balsamario (2), forma che pare perdurare dalla ine del iii al i sec. a.C nelle attestazioni atestine.4 Questo primo nucleo di materiali, al quale potrebbe appartenere anche la coppetta (24), Lamboglia 28, confrontabile puntualmente con un esemplare della tomba di Gomoria5 (LT C-D), potrebbe quindi risalire alla ine del ii sec. a.C. (LT C-D) o poco prima. Forse successivo all’olla (1) è un vaso biansato a ‘secchiello’ (14), appartenente alle forme di passaggio dal subgloboso al sub-situliforme (tipo ii),6 per il quale si propone una datazione al LT D1. Il vaso simile (12), di tipo iii, è databile tra LT D1 e LT D2 e conteneva la punta in ferro (13) di interpretazione ambigua: tallone di lancia del gruppo B 2a di Gournay-Sur-Aronde,7 oppure cuspide di pilum datato dalla metà del ii sec. al i sec. a.C.,8 confrontabile con un esemplare dalla tomba di Valle San Giorgio (Baone) (Bondini 2007-2008, pp. 252-254, tav. 252). Al LT D2 appartiene la ibula tipo Jezerine9 (28) e il vaso biansato a ‘secchiello’ tipo iii (10), con la ibula tipo Gori©a in ferro (11), e quello lievemente sub-ovoidale (9), di tipo iii o di passaggio iii-iv, mentre a una fase leggermente più avanzata si assegna il vaso a ‘secchiello’ tipo iv (5), il frammento di una ibula (6)10 e le due monete (7 e 8) contenute. L’ultima fase di utilizzo della tomba presenta materiali tardi e speciicatamente romani come l’olla d’impasto (15) del tipo MM3 64,11 forse associata al coperchio d’impasto (21), confrontabile con quelli dei vasi a tulipano della Tb. Benvenuti 125,12 datati al pieno i sec. a.C., così come le olpi (26 e 27)13 e la coppa con grattugia (16) per la conformazione dell’orlo.14 Non assegnabili nello speciico ad una delle fasi sono le coppe (17-20), che appartengono alla produzione comune della ceramica grigia di iv Periodo Atestino, i coperchi (22 e 23) e il bicchiere (25), tipo attestato in dall’inizio del i sec. 1 Le olle (2-6), hanno funzione tipica di ossuario; avevano probabilmente questa funzione anche l’olla (1), contenente al MNA alcuni frammenti ossei combusti, e l’olla (15), unico vaso con possibile funzione di ossuario fra i materiali di datazione più tarda di questa tomba. 2 Este i, Tb. 231, p. 263, tav. 166, n. 9. 3 Cfr. infra, Fig. 8. 4 Meffert 2009, p. 543.; Este i 1985, Tb. Casa di Ricovero 231, p. 263, tav. 168, n. 26 e 27. Un esemplare in ceramica grigiastra è presente, forse come attardamento culturale, anche nella Tb. D di Arquà Petrarca datata LT D2 (Gamba 1987, p. 245, ig. 6.). 5 Vitali 1989, p. 12, 17, ig. 3, n. 10. L’imitazione di questa forma in ceramica grigia è ben nota anche a Padova: tipo ex-Pilsen vi (Gamba, Ruta Serafini 1984, pp. 16-17) e a Este: Meffert 2009, p. 535, Taf. 202. 6 Corpo sub-globoso ma pseudoanse adese. Cfr. l’evoluzione dei vasi a secchiello in Fig. 6. 7 Rapin 1988, p. 104-107. La relativa cuspide sarebbe quindi perduta o assente, come nel caso della Tb. Casa di Ricovero 230 (Este i 1985, pp. 252-258, tavv. 162-165). 8 Guštin 1991, p. 58.; Salzani 1998, Tb. 51, pp. 34-35, 9a, tav. xxviii. 9 Di cui non è possibile ricostruire la collocazione originaria in quanto non citata nell’inventario 1977. Per la datazione: Cunja-Mlinar 2010, p. 51-52; Giubiasco ii 2006, pp. 107-108. 10 L’inventario 1977 parla di una ibula in ferro per gli ossuari (5 e 10), ma non speciica rispettivamente quale. Al MNA era conservata con le monete dell’ossuario (5) la molla (6). 11 Trova confronti suicientemente precisi fra i materiali dello scavo della metropolitana di Milano, tipo 64 delle olle a fascia decorativa incisa a pettine sulla spalla (scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 187-188, vol. 4, tav. lxxxvi, nn. 14-18. 12 Este ii 2006, p. 314, tavv. 169-170, in particolare il coperchio 33. 13 Si segnala a titolo esempliicativo la Tb. Benvenuti 125, che presenta nove olpi, datate all’età augustea (Este ii 2006, tavv. 171, 172); si ritrova un confronto puntuale della forma del ventre nella Tb. Casa di Ricovero 231 (23) (Este i 1985, p. 263; tav. 168). Un esemplare dal ventre globoso è presente anche nella tb. 116 di Mirandola-S. Maria di Zevio (Salzani 1996, pp. 74-75, tav. liv), sempre di età augustea. 14 Esistono frammenti pertinenti a un esemplare del tutto simile a questo da rinvenimenti di supericie da Fondo Moro conservati al MNA. Si confronti per la datazione anche l’esemplare di Padova da via Montona (Cipriano, Mazzocchin 2004-2005, p. 107, tav. 16, 8). la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio a.C anche a Este.1 Altrettanto non utile a una datazione è l’ago (29), che ofre un’indicazione di genere femminile di almeno una delle deposizioni presenti, mentre la presenza del puntale di lancia-cuspide di pilum identiica una presenza maschile nella tomba.2 La tomba è probabilmente la più ricca di Megliadino e si presenta allo studio tipo-cronologico con una continuità d’uso per più fasi, dal LT C-D all’età augustea (Tab. 1). Tale continuità per tutto il LT D è testimoniata dall’evolversi della forma del vaso biansato a ‘secchiello’, per passare poi a materiali culturalmente romani (26 e 27). Tab. 1. Tomba MSF 1-1977, tabella delle associazioni interne. La presenza di deposizioni non contemporanee nella medesima tomba rimanda in modo inconfutabile all’ambito culturale veneto antico delle tombe di ‘famiglia’ e alla ritualità delle riaperture per il ricongiungimento delle ceneri. L’inlusso della tradizione latèniana pare molto sfumato, mentre è assai tarda, solamente in età augustea, la comparsa di materiali romani. Tomba MSF 2-1977 (tav. iii.a) 1) Olla. Corpo sub-situliforme; orlo a bastoncello; collo distinto da una risega; apoda. Impasto grossolano. Frammentata. H 27 (ricostruita); ∅ orlo 22,5 (ricostruito); ∅ piede 10,2 (IG 56489). 2) Coppa. Vasca troncoconica con bacino ampio; orlo dritto assottigliato; piede ad anello dritto con base appiattita e fondo piano; solco esterno sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 6,7; ∅ orlo 20,4; ∅ piede 6,2 (IG 56490). – presumibilmente contenuti nell’olla (1): 3) Frr. di ibula TLT a testa coprente. Cinque frammenti di ibula di schema Tardo La Tène; molla bilaterale con al massimo due avvolgimenti per lato e presumibile corda esterna; lacune all’arco, a sezione rettangolare, e alla stafa. Ferro. Lungh. 7 (ricostruita); larg. molla 2,1 (IG 56493). 55 14) Fr. di ibula MLT. Frammento di ibula con struttura di schema Medio La Tène; anello a triplice modanatura sull’arco per issare l’appendice della stafa. Lacunoso alla molla, ago, stafa e parte dell’arco. Bronzo. Lungh. 3,1 (IG 56494). 15) Frr. di bracciale a ilo. Sei frammenti di verghetta appiattita con andamento sinusoidale. Pertinenti ad un bracciale a ilo. Bronzo. Lungh. tot. 3,7 (IG 56495). 16) Bicchiere. Corpo globoso schiacciato, lievemente biconico; lacunoso all’orlo; apodo. Ceramica a pareti sottili. Ricomposto. H max. cons. 6,4; ∅ collo cons. 6,9; ∅ fondo 2,8 (IG 56491). 17) Olpe. Corpo globoso; priva di collo e orlo, presenta un attacco d’ansa, presumibilmente non costolata, e diametralmente opposto l’attacco di un beccuccio di versamento sovrapplicato immediatamente sopra il punto di massima espansione; piede a basso anello dritto con fondo convesso. Ceramica depurata. Ricomposta. H max. cons. 11; ∅ collo 3,1; ∅ piede 6,6 (IG 56492). 18) Frr. di lamina in ferro; attualmente non rinvenuta al MNA. Citati nell’inventario 1977 come “frammenti di lamina in ferro”. 19) Moneta deformata. Deformata; probabile asse della riduzione unciale. Bronzo. D. e R. completamente non leggibili. ∅ max 37,8; 15,10 g (IG 56496). 10) Moneta; attualmente non rinvenuta al MNA. Si tratta forse della moneta descritta da Zafanella (Zaffanella 1983, didascalia ig. 2) come “asse sestantario in bronzo (peso gr. 44,80) dalla tomba n. 2 della necropoli Moro di Megliadino San Fidenzio. Raigura la prua di una nave, simbolo della potenza navale militare romana, sovrastata dalla Luna e da due astri. Inferiormente compare la legenda roma . La moneta, prodotta per fusione tra due matrici, venne emessa intorno al 214 a.C.”. 11) Moneta; attualmente non rinvenuta al MNA. 12) Moneta; attualmente non rinvenuta al MNA. 1 Tb. Benvenuti 125, Este ii 2006, p. 315, tav. 172, n. 66. 2 Ad una deposizione maschile potrebbe rinviare anche la coppa con grattugia forse coperchio di un ossuario maschile, per confronti con le deposizioni di Arquà Petrarca (Tb. F2 e forse Tb. L, Gamba 1987, pp. 248-252, 256-263) e di Monte Bibele (Vitali 1987). 56 diego voltolini Si tratta plausibilmente di fossa terragna a deposizione singola, con l’olla d’impasto (1) e la coppa in ceramica grigia (2) in funzione di ossuario e coperchio. L’olla, il cui proilo è solo parzialmente ricostruibile, è confrontabile con un esemplare da Mirandola-S. Maria di Zevio, priva di indicazione cronologica,1 mentre la coppa richiama nel proilo le patere in vernice nera datate al LT D.2 Il corredo era inoltre arricchito da altri ittili: un bicchiere a pareti sottili (6), difuso dalla seconda metà del I sec. a.C.3 e un’olpe (7) che trova confronti a Este e in generale in tutta l’Italia settentrionale in età augustea.4 Al vasellame ceramico si afiancavano tre elementi metallici probabilmente contenuti nell’olla: una ibula (3) a testa coprente, confrontabile con alcuni esemplari da Giubiasco datati fra LT D! E LT D2;5 una ibula di schema Medio La Tène (4) di datazione più antica,6 spiegabile in questo contesto come oggetto di prestigio con una vita d’uso più lunga, così come alcuni frammenti (5) pertinenti ad un bracciale a ilo ondulato,7 la cui presenza potrebbe indicare il genere femminile della deposizione. Sono presenti inine quattro monete (9-12), un numero elevato in confronto alle altre sepolture di Megliadino. La sepoltura, alla luce degli elementi più tardi (6 e 7), culturalmente romani, è databile alla seconda metà del i sec. a.C, in una fase inale LT D2, se non età augustea. Resiste comunque il retaggio della cultura latèniana, individuabile nella ibula celtica in bronzo (4) e nel bracciale a ilo (5). Tomba MSF 3-1977 (Tav. iii.b) 1) Olla. Corpo ovoidale; orlo svasato arrotondato; piede a disco pieno lievemente distinto. Un solco sul collo a distinzione dell’orlo. Impasto grossolano. Ricomposta. H 27,9; ∅ orlo 20,2; ∅ piede 10,4 (IG 154293). 2) Patera. Vernice nera; orlo dritto assottigliato, pareti della vasca lievemente arcuate; piede ad anello dritto cavo con base appiattita, distinto da un solco. Impasto chiaro, scoperto in più punti, vernice nero-brunastra. Integra. H 5,9; ∅ orlo 20,6; ∅ piede 6,7 (IG 154294). – presumibilmente contenuti nell’olla (1): 3) Fibula TLT. Tre frammenti di ibula di schema Tardo La Tène, mancano l’ago e piccole parti dell’arco a sezione circolare. Molla bilaterale presumibilmente a corda interna con massimo due avvolgimenti per lato. Ferro. Lungh. 9,5 (ipotetico); largh. molla 2,38 (IG 177017). 4) Fr. di lamina in bronzo. Frammento di lamina di forma rettangolare, con bordo decorato da un lieve solco battuto. Non presenta incisioni o altre decorazioni. Bronzo. Lungh. 5,3; largh. 6,9 (IG 177018). 5) Coppa. Profondo bacino a calotta; orlo dritto leggermente ingrossato, subtriangolare; piede troncoconico cavo con base a spigolo. Non riporta solchi. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 8,8 (ipotetica); ∅ orlo 20,4; ∅ piede 7,3 (IG 177016). La sepoltura è in fossa terragna a deposizione presumibilmente singola per la presenza di una sola olla (1) che non trova confronti del tutto precisi, ma è avvicinabile per forma e impasto a un’olla, più piccola, da Carceri d’Este, per l’orlo a un esemplare di Arquà Petrarca datato alla metà del i sec. a.C. e a un frammento da via S. Soia a Padova9 in impasto arancione con chamotte. All’olla-ossuario era associata in funzione di coperchio la patera (2) (forma Morel 2283b1-2284) (Morel 1981, pl. 44 e pl. 45) di produzione 1 Tb. 39, n. 1 (Salzani 1996, p. 40, tav. xvi, A1). 2 Questa coppa in particolare si diferenzia dalle altre presenti a Megliadino San Fidenzio per l’ampiezza del bacino, la scarsa profondità ed il cambiamento di andamento del proilo tra vasca e orlo dritto, lievemente assottigliato, con un richiamo alla forma Morel 2283 (Morel 1981, tav. 44) datata LT D1 (Frontini 1985, p. 69). 3 Forma Marabini Moevs lxv (Marabini Moevs 1973). La diferenza nella forma del bicchiere di Megliadino dalla Marabini Moevs lxv, marcatamente biconico, potrebbe portare all’ipotesi di uno sviluppo del tipo anteriore all’ambito romano, sotto l’inlusso, già segnalato, della tradizione La Tène. 4 Cfr. confronti relativi alle olpi (27 e 27) della Tb. MSF 1-1977. Per quanto riguarda il beccuccio si confronti l’esemplare della Tb. Casa di Ricovero 231(24). 5 Giubiasco ii 2006, p. 105, ig. 4.6. Confrontabile forse con una ibula dallo scavo di via Montona a Padova (Cipriano, Mazzocchin 20042005, p. 48, tav. i, 4). 6 Meller 2002, p. 36, tav. 4, n. 55. Esemplare tuttavia in argento. 7 Si confronti ad esempio il prototipo di armilla nella ricostruzione del costume celtico proposta da De Marinis (De Marinis 2001, p. 217, ig. 8) e le armille di ine iv secolo con uguale struttura provenienti dal deposito votivo di Duchov, Boemia (Kruta, Li©ka 2004, p. 77). 8 La misura si riferisce alla molla completamente concrezionata e illeggibile, per questo non disegnata. 9 Carceri d’Este, via Lenguora, Tb. 9/1950, Bondini 2007-2008, pp. 254-256, cat. 8, tav. 256. Arquà Petrarca,Tomba F1, Gamba 1987, p. 248-249, ig. 10A. Padova, via S. Soia, Padova preromana 1976, p. 142, tav. 23/23. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio 57 nord italica, aine a un esemplare da Valeggio (pv) di LT D2.1 Al nucleo ossuario-coperchio si aianca una coppa (5), difusa nell’ambito del iv Periodo Atestino. Fra gli elementi metallici erano presenti una ibula in ferro (3) di schema Tardo La Tène, databile al LT D2 e una lamina in bronzo (4), priva di caratteri cronologici precisi, che potrebbe indicare una vicinanza con il mondo propriamente veneto antico. La sepoltura, dunque, si data al LT D2. to con base a spigolo e fondo concavo. Ceramica depurata. Ricomposto e integrato. H 10; ∅ orlo 6,9; ∅ piede 6,3 (IG 56501). 6) Bicchiere a pareti sottili. Corpo globoso; orlo esoverso leggermente proilato; breve spalla arrotondata; apodo. Ceramica a pareti sottili. Ricomposto. H 8,2; ∅ orlo 7,9; ∅ piede 5,4 (IG 56502). Tomba MSF 4-1977 (Tav. iv.a) 1) Vaso biansato a ‘secchiello’. Corpo sub-globoso; orlo ingrossato nettamente aggettante, appiattito superiormente con solco per il coperchio; accenno di collo con spalla molto alta; anse a bastoncello orizzontali, impostate appena sopra la metà dell’altezza; piede ad anello obliquo cavo con base appiattita e fondo leggermente umbonato. Due solcature all’attacco delle anse. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 18,8; ∅ orlo 23,6; ∅ piede 9,3 (IG 56497). 2) Olla situliforme. Orlo a bastoncello; apoda. Spalla alta con profonda solcatura. Ceramica grezza. Ricomposta e integrata. H 27,3; ∅ orlo 21,7; ∅ piede 8,6 (IG 56498). 3) Brocca. Corpo biconico; collo stretto; massima espansione nella parte inferiore del corpo; ansa a bastoncello leggermente soprelevata, impostata sull’orlo, mancante, e sulla massima espansione; apoda. Una solcatura a circa metà spalla. Ceramica grigia. Ricomposta. H max. cons. 20,2; H 22,2 (altezza con l’ansa); ∅ collo 6,1; ∅ piede 9,6 (IG 56499). 4) Frr. di ansa e pareti. Frammenti di breve ansa a nastro, pertinenti presumibilmente a una brocca a corpo biconico e frammenti non ricomponibili di pareti inclinate. Ceramica grigia. Lungh. ansa 7,8; largh. ansa 2,7 (IG 56500). 5) Bicchiere con piede. Corpo troncoconico; breve orlo dritto; spalla molto alta e quasi orizzontale; piede troncoconico cavo allarga- Il complesso presenta alcune problematiche: pur essendo presenti due possibili ossuari (1 e 2), mancano ittili con funzione di coperchio e sono del tutto assenti oggetti in metallo. Questo potrebbe essere indice di una manipolazione che può aver disperso e distrutto parte del corredo.2 Il vaso biansato a ‘secchiello’ (1) rientra nel tipo i, per il quale si propone una datazione a inizio LT D1, o di poco anteriore. L’olla situliforme (2) ha un orlo a bastoncello confrontabile con il tipo ex-Pilsen xxii variante a,3 avvicinabile, solo nel rapporto orlo-collo-spalla, al tipo Gambacurta 53b.4 La brocca (3), con il collo relativamente stretto,5 è in ceramica grigia pulverulenta e per questo databile al iv Periodo Atestino tardo. Una seconda brocca (4) è ipotizzabile per la presenza di un’ansa e di frammenti di parete non ricomponibili. Il bicchiere (5) ha alcune caratteristiche comuni ai bicchieri di tipo i e l, datati LT D6 mentre il (6), a pareti sottili, è datato al pieno i sec. a.C.7 Ad elementi chiaramente attribuibili all’inizio del i sec. a.C. (1) se ne aiancano alcuni di fasi più avanzate (6) ed altri di dubbia datazione (5), in un insieme poco omogeneo e scarsamente aidabile. Tomba MSF 5-1977 (Tavv. iv.b e v.a) All’esterno della cassetta litica: 1) Vaso iscritto con presa. Corpo troncoconico sub-situliforme; orlo ispessito esoverso, appiattito superiormente con solco per il coperchio; proilo della vasca articolato in due segmenti; piede troncoconico con fondo lievemente concavo; a circa metà del corpo nella parte conserva- 1 Valeggio (pv), Tb. 105, Frontini 1985, tav. ii, n. 8. 2 Nessuno dei reperti risultava integro o frammentato in modo ‘composto’ nella fotograia di Zafanella, a diferenza di altre tombe. 3 Gamba, Ruta Serafini 1984, p. 59, ig. 15, n. 460; pp. 62-63. 4 Gambacurta 2007, p. 54, ig. 35, n. 190. la forma della spalla è però del tutto diversa, meno sfuggente e deinita da un solco continuo e non da tacche. 5 Si confrontino alcuni esemplari atestini: Tb. Benvenuti 119, n. 2 (Este ii, pp. 262-264, tav. 139, n. 2) e Tb. Benvenuti 297, n. 18 (Este ii, pp. 387390, tav. 164, n. 18), che ha però il collo più largo. 6 Tipologia elaborata per la Lombardia, Rapi 2009, pp. 82-83, ig. 6. La forma del corpo trova come confronto approssimativo un’olletta da Aia Capodaglio (Tb. 18-1959, n. 3; Gregnanin 2002-2003, p. 63, tav. x, 3; Bondini 2007-2008, pp. 229-230, tav. 208, 3) datata però dalla ine del iii secolo all’inizio del ii secolo a.C. 7 Ad esempio: Tb. Benvenuti 125 (Este ii 2006, pp. 301-319, n. 65, tav. 172). 58 diego voltolini ta si imposta l’attacco di una presa. Un solco a livello della presa. Iscrizione a due caratteri al di sopra della solcatura. Ceramica grigia. Ricomposto e fortemente integrato. H 16,1; ∅ orlo 16,6; ∅ piede 8,4 (IG 154297). 2) Brocca. Corpo ovoidale; orlo esoverso; collo ampio; ansa a nastro impostata sull’orlo e sulla spalla sfuggente e bassa; punto di massima espansione basso; apoda. Lieve solco interno all’orlo; segni di tornitura all’interno. Ceramica grigia. Ricomposta. H 25,2; ∅ 14,4; ∅ fondo 10,3 (IG 154295). 3) Cuspide di lancia. Costolatura mediana ben rilevata; impennaggio a carena bassa; immanicatura a cannone con una solcatura a livello dei fori per i chiodini. Ferro. Lungh. totale 28,8; lungh. cannone 9,2; largh. carena 4,9; ∅ cannone 2,3 (IG 227646). – All’interno della cassetta litica: 4) Coppa con grattugia. Profondo bacino a calotta; orlo assottigliato leggermente rientrante; piede ad anello troncoconico con fondo esternamente umbonato. Un solco interno al bacino a distinzione della “grattugia”. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H 9,4; ∅ orlo 22,5; ∅ piede 9,5 (IG 154296). 5) Coppa con iscrizione. Ampio bacino a calotta; orlo assottigliato dritto; piede ad anello troncoconico cavo con base a spigolo; fondo leggermente umbonato; segni di tornitura sulla vasca; una solcatura sotto l’orlo. Reca un’iscrizione esterna alla vasca vicino al piede, di quattro caratteri e un segno cruciforme all’interno. Ceramica grigia. Ricomposta. H 7,3; ∅ orlo 18,1; ∅ piede 6,2 (IG 154298). 6) Bicchiere a portauovo. Corpo globoso; orlo dritto; piccolo stelo parzialmente cavo; piede a disco troncoconico schiacciato; base concava. Ceramica grigia. Ricomposto. H 6,8; ∅ orlo 6,4; ∅ piede 4,7 (IG 154300). 17) Bicchiere. Corpo ovoidale; orlo esoverso leggermente sinuoso; piccolo piede troncoconico; fondo concavo. Un lieve solco sul collo e delle incisioni poco sopra il piede. Ceramica grigia. Integro. H 11,7; ∅ orlo 7,4; ∅ piede 4,5 (IG 154299). 18) Pisside. Corpo troncoconico; orlo leggermente svasato; piede a disco appiattito pieno; fondo internamente umbonato. Ceramica grigia. Ricomposta. H 4,9; ∅ orlo 7,4; ∅ piede 7 (IG 154302). 19) Coppetta. Vasca troncoconica; bacino ampio; orlo rientrante lievemente assottigliato; spalla arrotondata; basso piede ad anello con fondo concavo. Ceramica grigia. Ricomposta. H 4; ∅ orlo 8,3; ∅ piede 3,5 (IG 154301). – Collocazione non determinabile: 10) Frr. di ibula in ferro. Stafa presumibilmente piena, parte di ago, parte terminale di arco a sezione rettangolare, e frammenti non ricomponibili. Ferro. Lungh. 5,1 (IG 177019). Nell’inventario 1977 è segnalata una cassetta litica in scaglie di calcare rosso; si può identiicare in base alla documentazione due nuclei: uno interno alla cassetta e uno esterno o adiacente. Esistono quindi due possibilità: considerare il complesso della Tb. MSF 5-1977 come un’unica deposizione con vasellame interno alla cassetta e oferte esterne, oppure considerare la presenza di due deposizioni non contemporanee e fra loro interferenti. Internamente alla cassetta erano collocati vari ittili (49): la coppa con grattugia (4), di tipo ex-Pilsen xiii,1 datata tra ii sec. a.C. avanzato e al i sec. a.C. che con la coppa (5),2 di produzione comune nel iv Periodo Atestino, tratteneva le ossa combuste;3 due bicchieri, di cui uno (6) corrisponde al tipo proposto per la Lombardia L2 datato LT D e attestato anche a Padova,4 l’altro (7) confrontabile puntual- 1 Gamba, Ruta Serafini 1984, pp. 46-47, ig. 10. In una variante da considerarsi ‘evoluta’ rispetto al tipo ex-Pilsen xiii proprio. Trova confronti al santuario di Reitia a Este (Meffert 2009, p. 503, tav. 175, 2498-2499) e nella necropoli di Casalandri-Isola Rizza (Tb. 66, Salzani 1998, p. 41, tav. xxxvib, n. 1, che tuttavia non presenta la grattugia). 2 Confronti diretti per le tracce di tornitura sulla vasca in Casa di Ricovero Tb. 231, cat. 2, 4, 12, 28 (Este i 1985, pp. 248-264, tav. 37-38, 41). L’iscrizione attende uno studio specialistico per la lettura e interpretazione. 3 Dato ricavato dall’inventario 1977, nel quale non si speciica però quale delle due coppe avesse funzione di coperchio e quale di contenitore per le ossa. 4 Tipologia elaborata per la Lombardia: Rapi 2009, pp. 82-83, ig. 6. Padova: Padova Preromana p. 208, tav. 39, n. 10; Questo esemplare ha dimensioni maggiori. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio mente con un esemplare dalla necropoli Retratto-Donà (Adria), di forma derivata dalla serie 7222 di Morel,1 una pisside (8), di ampia difusione (forma Lamboglia 3) corrispondente al sottotipo 1 di Ornavasso2 datato tra ine ii e i sec. a.C; inine una coppetta (9) tipo di lunga durata nel iv Periodo Atestino. Esternamente alla cassetta erano collocati: il vaso troncoconico3 (1), con confronto a Padova e che per le caratteristiche dell’orlo appartiene al tipo ex-Pilsen xxii variante b, difuso dalla ine del ii al i sec. a.C.,4 una brocca (2) non meglio databile che al iv Periodo Atestino; una cuspide di lancia (3) del tipo Rapin ia, datata dalla ine del iv all’inizio del i sec. a.C.;5 una stafa (10) di ibula di probabile schema Tardo La Tène, non meglio deinibile.6 Lo studio tipo-cronologico (Tab. 2) non permette di identiicare nuclei nettamente distinti, per quanto esistano materiali tendenzialmente più antichi (3 e 4)7 rispetto agli altri. Tab. 2. Tomba MSF 5-1977, tabella delle associazioni interne. All’interpretazione del complesso come un unico gruppo è possibile aiancare, in via ipotetica, quella di riaperturaviolazione della cassetta in antico con la ricollocazione degli elementi più ingombranti esternamente (1-3), l’asportazione degli eventuali elementi metallici della deposizione più antica e il riuso della struttura ed eventualmente di parte del corredo (4) in una fase successiva. Tomba MSF 6-1977 (Tav. v.b) 1) Olla ovoidale. Orlo a bastoncello; spalla alta; apoda. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 26; ∅ orlo 23,3; ∅ fondo 9,2 (IG 56503). 59 2) Coppa con grattugia. Vasca troncoconica e bacino profondo; orlo a sezione subtriangolare quasi a listello, lievemente rientrante; piede ad anello troncoconico con base appiattita e fondo esternamente umbonato. Un solco interno al bacino a distinzione della ‘grattugia’; segni di tornitura esternamente al bacino. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 9,8; ∅ orlo 26,7; ∅ piede 7,9 (IG 56504). – presumibilmente contenuti nell’olla (1): 3) Fibula MLT. Tre frammenti non ricomponibili di ibula di schema Medio La Tène; molla bilaterale a sei avvolgimenti per lato; corda esterna in parte mancante. Presentava segni di combustione e scaglie d’osso prima del restauro. Ferro. Lungh. 5-6 (ipotetica); largh. molla 3; ∅ molla 0,6 (IG 56509). 4) Fibula MLT. Sei frammenti parzialmente ricomponibili di ibula di schema Medio La Tène; molla bilaterale a cinque avvolgimenti per lato; corda esterna. Presentava segni di combustione e frammenti d’osso concrezionati. Ferro. Lungh. 9,8 (ricostruita); largh. molla 3,7; ∅ molla 0,7 (IG 56510). 5) Moneta. Asse della riduzione unciale. Bronzo. D. Testa di Giano bifronte; anepigrafe; nel campo, in alto, simbolo di valore: I. R. Prua di nave a destra, nel campo, in alto, le lettere S (AX) e simbolo di valore I; all’esergo roma. ∅ 41,4 mm; 30,14 g (IG 56511). 6) Moneta. Asse della riduzione unciale. Bronzo. D. Testa di Giano bifronte; anepigrafe; nel campo, in alto, simbolo di valore: I. 1 Morel 1981, pll. 202-203. Trova un confronto suicientemente preciso ad Adria, nella necropoli Retratto-Donà (n. 6 della Tb. 4/1956-57, Bondini 2007-2008, tav. 303). Per il proilo dell’orlo estrolesso lievemente sinuoso si segnala un confronto con l’orlo del bicchiere n. 9 della Tb. Benvenuti 297 (Este ii 2006, p. 388, tav. 217, n. 9). 2 Tb. 56, Piana Agostinetti 1972, p. 86, ig. 62. Attestata anche a Padova: Padova Preromana 1976, p. 167, cat. 14, tav. 25B, n. 23/14. 3 Questo vaso è avvicinabile al gruppo dei vasi biansati a “secchiello” a corpo sub-situliforme (Tipo iii), tuttavia presenta la caratteristica anomala della presa e non è ben analizzabile a causa dello stato di conservazione. 4 Per la conformazione dell’orlo è confrontabile con un’olla citata fra i rinvenimenti sparsi dal Bacchiglione (Padova preromana 1976, p. 94, n. 163; tav. 11, n. 163), mentre per la struttura della vasca con un’olla sempre dal Bacchiglione (Padova preromana 1976, p. 94, n.164; tav. 11, n. 164). Ex-Pilsen: Gamba, Ruta Serafini 1984, p. 59, ig. 15, n.460; pp. 62-63. 5 Rapin 1988, p. 132-133, ig. 66. Mancano confronti puntuali nell’ambito delle necropoli del veronese, per quanto il tipo Rapin i, nelle sue caratteristiche generali, sia presente. 6 Non riportata nell’inventario 1977. Il frammento poteva però essere incluso fra le ossa combuste, come fanno pensare i frammenti di osso concrezionato con il metallo, ed essere stato individuato solo in fase di lavaggio, oppure contenuto nella brocca ancora colma di terra nelle fotograie Zafanella. 7 Il confronto con altre sepolture, sia di Megliadino (Tb. MSF 6-1977), sia di Arquà Petrarca (Tb. F2 e forse Tb. l, Gamba 1987, pp. 248-252, 256263) porta a valutare come associazione originaria quella fra coppa con ‘grattugia’ (3) e cuspide di lancia (9). 60 17) 18) 19) 10) diego voltolini R. Prua di nave a desta, nel campo, in alto sopra il castello un simbolo diicilmente leggibile; ∅ 37,6 mm; 21,50 g (IG 56512). Coppetta. Vasca a calotta; orlo fortemente rientrante, assottigliato; spalla arrotondata; basso piede ad anello internamente cavo. Esternamente un solco circa alla metà della vasca. Ceramica grigia. Ricomposta. H 4,9; ∅ orlo 8,6; ∅ piede 4,6 (IG 56505). Brocchetta. Corpo piriforme; priva di orlo; collo stretto; ansa fratturata a bastoncello impostata sulla spalla sfuggente; piccolo piede ad anello internamente cavo. Ceramica grigia. Integra. H 7,6 max cons.; ∅ collo 3,7 (alla frattura); ∅ piede 3,5 (IG 56506). Cuspide di lancia. Costolatura mediana ben rilevata; impennaggio a carena medio-bassa; immanicatura a cannone. Ferro. Lungh. totale 31,5; lungh. cannone 9,8; largh. carena 5,5; ∅ cannone 2,6 (IG 56507). Coltello. Dorso convesso; lingua di presa, in parte mancante, con due ribattini a sezione subcircolare a terminazioni ingrossate e battute, lacunoso a parte della lama. Ferro. Lungh. 22,2; largh. 3,1 (IG 56508). La tomba era plausibilmente in fossa terragna a deposizione singola, non sono segnalate strutture nell’inventario 1977: il gruppo ossuario-coperchio è costituito da un’olla ovoidale (1) che trova ampi confronti ad Arquà Petrarca e a Este1 di lunga durata (dal iii sec. a.C. al i sec. d.C.) e da una coppa con grattugia (2), tipo ex-Pilsen xiii evoluto,2 assegnabile al LT D1, anteriore alla metà del i sec. a.C. per confronto con gli esemplari di Arquà Petrarca. La Tb. F2 di Arquà Petrarca costituisce il confronto più convincente per questo contesto, presentando l’associa- zione fra il coperchio-coppa con grattugia e le armi. Il corredo ceramico era costituito da una coppetta (7), tipo diffuso nel iv periodo Atestino, e da un brocchetta piriforme (8), confrontabile nella tomba di Gomoria (LT C-D) e con i due esemplari della tomba di Valle San Giorgio (LT CD).3 La tomba è poi caratterizzata dalla presenza di due armi: la cuspide di lancia (9) che rientra nel tipo Rapin i (Rapin 1988, p. 133) datata, per confronto con un esemplare di Mirandola-S. Maria di Zevio,4 alla seconda metà del ii sec. a.C. e un coltello (10) privo di elementi di datazione precisa. All’interno dell’olla-ossuario erano contenute, con ogni probabilità, le due ibule di schema Medio La Tène (3 e 4), difuse al massimo ino alla prima metà del i sec. a.C.5 e le due assi della riduzione unciale (5 e 6), delle quali l’esemplare (5) è datato tra il 169 e il 158 a.C. (Vismara 1994, p. 70). Nel complesso la sepoltura è databile al LT D1 e si identiica come una deposizione maschile per la presenza di armi. Si segnala la possibile interpretazione della brocchetta come oferta femminile al defunto, come nel caso della tomba di Gomoria (Vitali 1989, p. 22), dove era separata dal resto del corredo, la mancanza di planimetrie tuttavia non permette di identiicare o meno la similitudine con questo caso. Tomba MSF 7-1977 (tavv. vi e vii.a) 1) Olla-bicchiere; attualmente non pervenuto al MNA.6 Corpo globoso; orlo indistinto; spalla alta; piede ad anello lievemente proilato internamente cavo. Decorata con linee incise a crudo in fasce sovrapposte rettilinee e ondulate dalla spalla all’orlo, due linee a metà corpo mentre un’ultima è posta a distinzione piede. Ceramica grigia. H 9,5; ∅ orlo 9; ∅ piede 4,7. 2) Coppetta; attualmente non pervenuto al MNA.7 Vasca a calotta schiacciata; orlo fortemente rientrante assottigliato; spalla arrotondata; piede ad anello internamente cavo. Ceramica grigia. H 4,4; ∅ orlo 8,8; ∅ piede 3,9. 1 Arquà Petrarca: Gamba 1987, pp. 237-270, sepolture A1, A2, A4, E1, E2, F2, G1, G2, L. Este: Este i 1985, Tb. Casa di Ricovero 230, cat. 3, tav. 166; Tb. Casa di Ricovero 231, cat. 1, 3, 5, tav. 166. Este ii 2006, Tb. Benvenuti 125, cat. 7, tav. 168. Difusa con funzione di ossuario ad Altino: Croce Da Villa 1979, pp. 266, 281, ig. 2, tav. iv/1. 2 Gamba, Ruta Serafini 1984, pp. 47-48. In una variante da considerarsi ‘evoluta’ rispetto al tipo ex-Pilsen xiii proprio, cfr. infra, ig. 7. 3 Si segnalano due brocchette di questo tipo anche a Padova, quartiere S. Lucia attribuite genericamente al iv periodo atestino (Padova Preromana 1976, p. 154, cat. 22 e 24, tav. 25/22 e 24), e una dal Castello comunale di Este (Gregnanin 2002-2003, p. 74, tav. xiv, 25-2. Gomoria: Vitali 1989 p. 12, ig. 3, n. 12. Valle San Giorgio-Baone: Bondini 2007-2008, pp. 252-254, con datazione alla fase di passaggio LT C-D. 4 Tb. 94, la cui cuspide di lancia presenta impennaggio confrontabile puntualmente, mentre il cannone pare lungo, per una lunghezza complessiva di 38 cm (Salzani 1996 p. 66, tav. xliii). 5 Come emergerebbe dalla necropoli si S. Maria di Zevio (Salzani 1996). 6 Misure e caratteristiche ricavate dai disegni depositati presso il MNA e dalle schede RA inerenti. 7 Cfr. nota precedente. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio 3) Fodero; attualmente non pervenuto al MNA. Fodero di spada frammentato; rinforzo frontale a barretta trasversale. Ferro. Lungh. 46. 4) Spada.1 Ritualmente piegata; codolo a sezione rettangolare terminato a capocchia emisferica; lama con spalle concave a spigolo; sezione lenticolare biconvessa; taglienti paralleli ailati in prossimità della punta ad ogiva. Riporta due punzonature centrate al di sotto delle spalle, con proilo circolare. Ferro. Lungh. totale 88; lungh. codolo 11,8; largh. guardia 4,5; largh. lama 4,2 (IG 56513). 5) Umbone. Ali rettangolari; guscio a botticella ingrossato alle estremità, decorate con tre solcature; rivetti a testa emisferica con gambo ripiegato a L. Ferro. Lung. totale 35; larg. aletta 11,6; assi del guscio 12,4 × 12,2; ∅ testa rivetti 2,1; spessore ricostruito dello scudo 1,4 (IG 56514). 6) Rinforzo di maniglia di scudo. Estremità a piastrina quadrangolare forata al centro. Ferro. Lungh. totale 7,8; lungh. piastrina 3,1; largh. piastrina 3,1 (IG 56515). 7) Cuspide di lancia; attualmente non reperita al MNA. Proilo a lunga foglia in base alla documentazione fotograica (Zaffanella 1999, p. 157, ig. 104). 8) Coltello. Piegato; dorso dritto; lama serpeggiante; lingua di presa con due ribattini a sezione quadrangolare a testa ingrossata e battuta. Ferro. Lungh. (pezzo deformato) 28,4; lungh. ricostruita 34; largh. lama 3,5 (IG 56516). 9) Cesoie. Molla corta a U, con sezione quadrangolare; lame triangolari. Ferro. Lungh. 13,6; largh. molla 4,1; largh. lama 3,1 (IG 56517). 10) Fibula MLT. Schema Medio La Tène; molla bilaterale a sette av- 61 volgimenti per lato e corda esterna; appendice della stafa (mancante) ripiegata sull’arco e issata con anello schiacciato. Ferro. Lungh. 7,6; ampiezza molla 3,7; ∅ molla 0,9 (IG 56518). 11) Fibula MLT. Simile alla precedente, molla a quattro avvolgimenti per lato. Ferro. Lungh. 8,3; ampiezza molla 3; ∅ molla 1,1 (IG 56519). 12) Elemento in ferro. Lamina con entrambe le estremità ritagliate e ripiegate in modo divergente. Ferro. Lungh. 9,8; largh. 3,1; h 2,4 (IG 56520). 13) Elemento in ferro. Lamina con entrambe le estremità ritagliate e ripiegate in modo divergente. Ferro. Lungh. 10; largh. 3,1; h 2,5 (IG 56521). La sepoltura2 maschile con panoplia latèniana completa, trova numerosi confronti nelle necropoli lungo il paleoalveo dell’Adige databili tra il LT C2 e LT D, come nella necropoli di Mirandola-S. Maria di Zevio, in quella di Casalandri-Isola Rizza, nella sepoltura di Gomoria e nella necropoli di Arquà Tetrarca.3 Fungeva forse da ossuario l’olletta (1) con la rispettiva coppetta-coperchio (2). Dal punto di vista cronologico la coppetta è di lunga durata nel iv Periodo Atestino, mentre l’olletta trova confronto a Este in sepolture di infanti datate fra il iii e il i sec. a.C; la decorazione incisa a tremolo è confrontabile con un’olletta dalla Tb. 33 del Castello Comunale di Este.4 Le loro piccole dimensioni, per un armato, appaiono anomale: esiste la possibilità che l’olla e la coppetta siano parte del corredo di accompagnamento, senza funzione di ossuario; i resti del defunto sarebbero in questo caso deposti mescolati al gruppo dei materiali in ferro, come nel caso della sepoltura di Gomoria e non segnalati. La panoplia, databile nel complesso al LT C-D pur avendo molti elementi di LT C2, era articolata in una componente ofensiva costituita da spada e fodero (4, 3),5 lancia (7) tipo Rapin i confrontabile con uno degli esem- 1 Cfr. Mazzetto, in appendice. 2 Non sono segnalate strutture nell’inventario del 1977, si tratta plausibilmente di fossa terragna. 3 S. Maria di Zevio: Tb. 27, nella quale manca spada e fodero (Salzani 1998); Casalandri-Isola Rizza: Tbb. 86, 88, 90A, 90C, 92, 104, 106, 130, 131 (Salzani 1996); Gomoria: (Vitali 1989); Arquà Petrarca: Tb. L (Gamba 1987). 4 Forma: Este i 1985, Tb. 230, n. 7; Este ii 2006, Tb. 123, nn. 3 e 10. La forma può essere avvicinata per proporzioni e struttura a quella dei bicchieri di tipo I (Rapi 2009, p. 82) e ad alcune ollette di Solduno (Stöckli 1975, abb. 45, n. 23); l’orlo rientra nel tipo ex-Pilsen xx, variante a (Gamba, Ruta Serafini 1984). Decorazione: Gregnanin 2002-2003, p. 63, tav. x, 2; Bondini 2007-2008, pp. 205-206, n. 7, tav.168; questa olletta è datata alla ine del iv sec. a.C. o inizio iii sec. a.C, ma con la possibilità di una durata superiore del tipo. 5 In base alla foto in Zaffanella 1999 (ig. 104) il fodero era probabilmente imboccatura tipo Lejars 3 (Lejars 1994, p. 31) e rientrante forse nel gruppo 5 di Lejars (Lejars 1994, pp. 49-55). 62 diego voltolini plari di Gomoria1 e coltello (8) e in una componente difensiva costituita da umbone ad alette rettangolari (5) del gruppo k di Gournay-sur-Aronde, tipo Rapin vi con il rispettivo rinforzo (6).2 Sono presenti anche delle cesoie (9) databili al LT C2 o al più tardi LT D1 per la forma della molla non ancora propriamente ad anello. Il corredo personale si completa con due grandi ibule (10 e 11), di schema Medio La Tène, che si datano alla ine del LT C2 per confronto con esemplari dalla necropoli di Giubiasco, di Solduno e di Mirandola-S. Maria di Zevio.3 Inine sono presenti due elementi in ferro (12 e 13) i cui unici confronti, per altro non puntuali, sono alcune grafe da Sanzeno (Nothdufter 1979, taf. 64). L’interpretazione di questi pezzi non è chiara: potrebbero essere grafe o sostegni di una suppellettile in materiale deperibile, modellini di alare (del tutto anacronistici nel contesto), oppure elementi di calzatura come ramponi, per quanto il piccolo spessore e la morfologia, lascino molti dubbi.4 Una parte degli elementi di questa tomba è da riferirsi al LT C2, anche se l’attribuzione alla fase di passaggio LT C-D risulta più probabile, per confronto con la vicina sepoltura di Gomoria che costituisce il confronto primo dell’intero contesto. Tomba MSF 8/1977 (Tav. vii b) 1) Vaso biansato a ‘secchiello’. Corpo sub-globoso; orlo esoverso, appiattito superiormente; breve collo distinto con spalla molto alta; due prese di forma subrettangolare forate al centro, impostate sotto la spalla; piede ad anello obliquo cavo con fondo leggermente umbonato. Una solcatura all’altezza delle prese. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 19,6; ∅ orlo 24,1; ∅ piede 8,6 (IG 56522). 2) Frr. vaso biansato a ‘secchiello’. Corpo sub-situliforme; orlo distinto ingrossato, esoverso, appiattito con solco per il coperchio; impostate poco sotto la spalla due anse a bastoncello orizzontali frammentarie sviluppate verso l’alto. Due solcature all’altezza delle anse. Ceramica grigia. Non ricomposto. H max cons. 12,1; ∅ orlo 22,2 (IG 56523). 13) Frr. fondo di olla. Frammenti di fondo di olla; apodo. Ceramica grigia. H max. cons. 10,6; ∅ piede 8,4 (IG 56524). 14) Frr. olla ovoidale. Proilo non completamente ricostruibile; orlo a bastoncello, distinto da solco; spalla sfuggente alta; apoda. Ceramica grigia. H 16,5 (presumibile); ∅ orlo 11,4; ∅ piede 6,6 (IG 56525). 15) Coppa. Ampio bacino a calotta; orlo lievemente svasato; piede ad anello cilindrico cavo con base piana; fondo esternamente umbonato. Una solcatura decisa sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta. H 7,1; ∅ orlo 19,8; ∅ piede 6,8 (IG 56529). 16) Coppa. Vasca troncoconica con bacino ampio; orlo svasato; piede troncoconico cavo con base a spigolo; fondo esternamente umbonato. Un leggero solco sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta. H 6,5; ∅ orlo 16,9; ∅ piede 6,4 (IG 56526). 17) Coppa. Vasca troncoconica con bacino ampio; orlo lievemente svasato; piede troncoconico cavo con base a spigolo; fondo esternamente umbonato. Non riporta solcature. Ceramica grigia. Ricomposta. H 7,8; ∅ orlo 18,8; ∅ piede 7,1 (IG 56528). 18) Coppa. Ampio bacino a calotta; orlo dritto; piede ad anello cilindrico cavo con base piana; fondo esternamente umbonato. Non riporta solcature. Ceramica grigia. Ricomposta. H 6,7; ∅ orlo 17,5; ∅ piede 6,1 (IG 56527). 19) Fibula TLT. Schema Tardo La Tène; molla bilaterale con due avvolgimenti per lato e corda interna; arco a sezione circolare; stafa forse piena, molto concrezionata. In due frammenti. Lungh. 5,3; ampiezza molla 1,1; ∅ molla 1,3 (IG 56530). 10) Frr. lamina in ferro (non disegnati). Minuti frammenti, pertinenti a un elemento nastriforme ripiegato e combusto. Interpretabile forse co- 1 Gomoria: Vitali 1989 p. 12, p. 15, ig. 6, n. 17. Tipologia Rapin: Rapin 1988, p. 132 e 133. 2 Rapin 1988, pp. 45-46, 81. La maniglia trova confronti in associazione ad umboni di questo tipo nelle necropoli di Casalandri-Isola Rizza e di Mirandola-S. Maria di Zevio, datati LT C-D. 3 Giubiasco ii 2006 p. 101, ig. 4.2. Si confrontino inoltre i numerose esemplari da S. Maria di Zevio (Salzani 1996) e da Solduno (Stöckli 1975). 4 Sostegni: nel caso in cui le due linguette a proilo rettilineo di ogni elemento fungessero da ‘piedini’, mentre le quattro linguette acuminate fossero rivolte verso l’alto issandosi al materiale deperibile, guardando quindi i due elementi ruotati di 180° rispetto ai disegni in Tav. vi. Alari: Tb. Casa di Ricovero 231, n. 54 (Este i 1985, p. 262, tav. 169) lamina ritagliata interpretata come modello di alare. Ramponi o elementi di calzatura: interpretazione su suggerimento di S. Buson, restauratore al MNA. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio 11) 12) 13) 14) me rinforzo di elemento ligneo, anche se il cattivo stato di conservazione rende audace qualsiasi proposta. Sezione rettangolare appiattita. Ferro. Largh. 1; spessore 0,2-0,3 (IG 56531). Perlina in vetro. Vetro giallo con occhi di dado a cerchi concentrici blu e bianchi. H 1,1; ∅ max 1,4; ∅ min 1 (IG 56532). Perlina in vetro. Vetro giallo con iridescenze madreperlacee. H 0,6; ∅ 1 (IG 56533). Moneta. Asse della riduzione unciale. Bronzo. D. Labilissime tracce di testa di Giano bifronte. R. Labilissime tracce di prua di una nave. ∅ 33,0 mm; 19,21 g (IG 56534). Moneta. Probabile asse della riduzione unciale. Bronzo. D. e R. consunti e illeggibili. ∅ 37,8 mm; 25,50 g (IG 56535). La Tb. MSF 8-1977 a cassetta litica, molto probabilmente a più deposizioni, permette una ricostruzione solo parziale in quanto distrutta dall’aratro. Poteva contenere almeno quattro deposizioni in base al numero di possibili ossuari (1-4), ma non è possibile riconoscere nuclei interni in quanto le tipologie ittili sono di lunga durata,1 solo i due vasi biansati a ‘secchiello’ (1, tipo i e 2, tipo ii) sono databili tra LT C-D e LT D1 o poco prima.2 Gli unici elementi metallici presenti sono una ibula in ferro (9), ascrivibile forse al LT D2 per la corda interna, e le due monete (14 e 15), con datazione posteriore al 211 a.C. Inine si segnala la presenza di due perline di vetro (11 e 12), prive di caratteri cronologici deiniti, ma che potrebbero segnalare l’eventuale presenza di una deposizione femminile. Le deposizioni nel complesso possono essere datate tra l’inizio e il pieno i sec. a.C. Tomba MSF RECUPERO 1981 (Tavv. viii, ix e x) 1) Olla decorata a cordoni e solcature. Corpo ovoidale; orlo esoverso; spalla sfuggente alta; apodo. Presenta un cordone poco sotto il collo, seguito da un ampio solco poco profondo. Segue sulla spalla un motivo a tacche incise tra due solcature. Poco sopra il punto di massima espansione riporta due solcature a tremolo che trattengono un lieve cordone deinito da due 63 solchi dritti. Sono presenti poi sei solcature a diverse distanze, tra le quali le due più alte appaiate a contenere un cordone.3 Ceramica grigia ingobbiata. Ricomposta. H 38; ∅ orlo 18,2; ∅ fondo 10,9 (IG 16884). – presumibilmente contenuti: 2) Fibula MLT. Schema Medio La Tène. Arco a sezione circolare decorato con globo inciso a doppia S, linee incise a lisca di pesce sulla testa; appendice della stafa con attacco all’arco a barilotto proilato, seguito da un altro barilotto proilato e da una serie di tacche appaiate. Bronzo. Due frammenti. Fr. Arco: lungh.; h 1,8; fr. Appendice: lungh. 3,5; h 1 (IG 16887). 3) Moneta; non riscontrata al MNA. Deinita asse della riduzione sestantale nella scheda IG. 30,86 g (IG 16885). 4) Moneta; non riscontrata al MNA. Deinita asse della riduzione sestantale nella scheda IG. 28,34 g (IG 16886). 5) Olla ovoidale. Orlo a bastoncello; spalla sfuggente alta; apoda. Ceramica grigia. Ricomposta. H 24,9; ∅ orlo 20,2; ∅ fondo 9 (IG 16888). 6) Olla ovoidale. Orlo a bastoncello; spalla sfuggente alta; apoda. Ceramica grigia. Ricomposta. H 20,1; ∅ orlo 18,8; ∅ piede 8,1 (IG 16889). 7) Vaso biansato a ‘secchiello’. Corpo sub-situliforme; orlo nettamente aggettante, appiattito con solco per il coperchio; accenno di collo con spalla molto alta; ansa a nastro orizzontale impostata nella metà superiore della vasca; piede troncoconico cavo; fondo con bombatura esterna. Due solcature poco sopra l’attacco dell’ansa. Ceramica grigia. Ricomposto e integrato. H 19,8; ∅ orlo 21,8; ∅ piede 9,9 (IG 16890). 8) Brocca. Corpo ovoidale; lacunosa all’orlo, al collo e a parte dell’ansa a nastro impostata sopra il punto di massima espansione; piede a disco pieno proilato da due solcature. Due solcature nella parte più alta conservata (una a tremolo e l’altra rettilinea). Ceramica grigia ingobbiata. Ricomposta. H max cons. 16,8; ∅ massima espansione 15,4; ∅ piede 8,7 (IG 16891). 1 Si segnala la foggia forse più antica della coppa (6), che trova confronto nella Tb. Casa di ricovero 231, Este i 1985, p. 259, tav. 166, n. 10. 2 Cfr. l’evoluzione dei vasi biansati a ‘secchiello’ in Fig. 6. 3 Forse anche questo cordone era trattenuto da due linee a tremolo, ma alcune abrasioni rendono la lettura non chiara. 64 diego voltolini 19) Coppa con grattugia. Vasca troncoconica arcuata con bacino ampio; orlo a sezione subtriangolare, lievemente svasato, lacunosa al piede e al fondo. Un solco interno al bacino sotto l’orlo e segni di tornitura all’esterno. Ceramica grigia. Ricomposta e integrata. H max cons. 8; ∅ orlo 25,6 (IG 16896). 10) Coppa iscritta. Vasca a calotta; orlo lievemente svasato; piede ad anello dritto distinto da solco, cavo con base arrotondata e fondo esternamente umbonato. Solcatura sotto l’orlo. Sulla parte bassa della vasca inciso, per 10,5 cm circa, a caratteri venetici con andamento sinistrorso il nome katul.s.to.s., leggibile capovolgendo la coppa (Marinetti 1983, pp. 286-288). Ceramica grigia. Ricomposta. H 7; ∅ orlo 18,9; ∅ piede 6,4 (IG 16898). 11) Coppa. Simile alla precedente ma non iscritta, piede troncoconico cavo con base a spigolo consunto. Solcatura sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta. H 6,9; ∅ orlo 16,9; ∅ piede 6,1 (IG 16900). 12) Coppa. Vasca troncoconica; orlo leggermente svasato; piede ad anello troncoconico cavo con base a spigolo e fondo esternamente umbonato. Solcatura sotto l’orlo. Ceramica grigia. Ricomposta. H 6,8; ∅ orlo 18,1; ∅ piede 6,6 (IG 16901). 13) Coppa. Simile alla precedente, con base del piede arrotondata. Ceramica grigia. Ricomposta. H 6,2; ∅ orlo 18,1; ∅ piede 6,7 (IG 16902). 14) Coppa iscritta; attualmente non riscontrata al MNA.1 Decorata a linee parallele; riporta incise all’interno del bacino tre lettere a caratteri venetici con probabile andamento sinistrorso -to.s. (IG 16899). 15) Brocchetta. Corpo piriforme; orlo poco esoverso; collo stretto; ansa a bastoncello leggermente soprelevata impostata sull’orlo e sul punto di massima espansione; piccolo piede ad anello internamente cavo. Impasto. Integra. H 7,4; h all’ansa 8,1; ∅ orlo 4,7; ∅ piede 3,3 (IG 16893). 16) Brocchetta globosa. Corpo globoso; orlo leggermente svasato; alto collo distinto; attacchi d’ansa, mancante, in corrispondenza della massima espansione e dell’orlo; piccolo piede ad anello internamente cavo. Ceramica grigia. Integra. H 11,4; ∅ orlo 10; ∅ piede 4,8 (IG 16892). 17) Tegame. Proilo troncoconico leggermente convesso; orlo arrotondato; fondo piano. Solcatura sotto l’orlo. Ceramica grezza. Ricomposta. H 5,6; ∅ orlo 20,2; ∅ fondo 16,6 (IG 16895). 18) Coppetta; attualmente non riscontrata al MNA (IG 16897). 19) Scodellina. Troncoconica; proilo leggermente articolato; orlo dritto lievemente ingrossato; fondo piano. Impasto. Integra. H 5,9; ∅ orlo 8,8; ∅ fondo 3,5 (IG 16894). 20) Fodero con spada.2 Piegati e spezzati; codolo a sezione sub-circolare lacunoso all’estremità; lama a taglienti paralleli con costolatura mediana ben rilevata, solco centrale e ai margini; imboccatura del fodero subtriangolare con rinforzo frontale a doppia esse coricata; ponte di sospensione a nastro con placche d’aggancio pentagonali; puntale lungo a margini dritti e paralleli con borchiette rotonde, terminazione triangolare. Ferro. Lungh. totale 102,3; Lungh. fodero 89,2; lungh. codolo (spezzato) 12,3; largh. 5 (IG 16908). 21) Umbone. Ali rettangolari; deformato, frammentato e contorto; guscio a botticella ingrossato alle estremità decorate da tre solcature per lato; rivetto a testa emisferica con gambo ripiegato a L. Ferro. Lungh. totale 35,7 circa; largh. aletta 9,9 (deformata); assi del guscio 11,1 × 12 (deformato); ∅ testa rivetto 2,4; spessore ricostruito dello scudo 1,8 (IG 16907). 22) Frr. di piastrina. Tre frammenti non ricomponibili, uno con foro ad asola sporgente dal proilo. Forse parte della maniglia dello scudo, di cui farebbero parte anche i due frammenti di verghetta (25). Ferro. Lungh. 3,4; largh. 2,5; spessore 0,23 (IG 16906a). 23) Frr. di verghetta. Due frammenti di verghetta a nastro con sezione appiattita (cfr. precedente). Ferro. Lungh. 3,2; largh. 1; spessore 0,2 e lungh. 4,3; largh. 1; spessore 0,2 (IG 16906b). 24) Cuspide di lancia. Proilo biconvesso; costolatura mediana ben rilevata; immanicatura a cannone decorato alla base con una linea incisa all’altezza dei chiodini di issaggio ancora presenti. Ferro. 1 Dati ricavati dalla descrizione del pezzo in Marinetti 1983. 2 Cfr. Mazzetto in appendice. 3 Dati inerenti il frammento maggiore. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio 25) 26) 27) 28) 29) 30) 31) 32) Lungh. totale 40,1; lungh. cannone 8,6; largh. massima espansione 6,3; ∅ cannone 2,3 (IG 16909). Coltello. Dorso leggermente convesso; lama serpeggiante; lingua di presa con quattro ribattini di cui tre a sezione circolare e uno poligonale con testa ingrossata e battuta. Ferro. Lungh. 36,9; lungh. impugnatura 5,3; largh. prossimale lama 4,4; largh. lama 4 (IG 16911). Fr. di rasoio. Lama piegata; dorso leggermente convesso; pertinente presumibilmente a rasoio. Ferro. Lungh. 11,2; lungh. ricostruita 11,8; largh. 4,5 (IG 16914). Cesoie. Lunga molla ad anello; lame triangolari allungate. Ferro. Lungh. 24,5; largh. molla 5,7; largh. lama 3 (IG 16910). Gancio da cintura a fungo. Occhiello carenato e gambo proilato; capocchia biconica. Ferro. Lungh. 4,3; ∅ occhiello 2,5; ∅ capocchia 0,8 (IG 16905). Fibula TLT. Schema Tardo La Tène. Arco a sezione squadrata; stafa lunga vuota con estremità proilata. Bronzo. Tre frammenti. Lungh. 5,5; h 2,8 (IG 16912). Fibula MLT. Schema Medio La Tène; molla bilaterale completamente frammentaria, con almeno otto avvolgimenti per lato e corda esterna; sull’arco un anello. Combusta. Ferro. Lungh. 4,5; H 2,8; ∅ molla 1 (IG 16903). Frr. di molla bilaterale (non disegnata). Combusti; cinque avvolgimenti per lato. Ferro. Misure non ricavabili. (IG 16904). Fr. di piastrina. Non interpretabile. Bronzo. Lungh. 1,5; largh. 1,8; spessore 0,1 (IG 16913b). 65 33) Fr. di ibula ad arco serpegiante. Stafa di ibula ad arco serpeggiante; appendice a globetto con terminazione a tromba proilata. Bronzo. Lungh. stafa (deformata) 3,9; ∅ globetto 0,7 (IG 16913a). La sepoltura è segnalata come fossa terragna,1 questa interpretazione risulta tuttavia poco plausibile se si considera il numero delle olle con possibile funzione di ossuario (1, 5-7) e la loro cronologia. È necessario quindi considerare la presenza di una cassetta deperibile o in lastre non segnalate. Fra i materiali è possibile distinguere un nucleo più antico, riconducibile al LT C2, costituito da una brocca (8), un’olla (1) che conteneva due monete (3 e 4) e una ibula non meglio precisata, probabilmente la ibula tipo Remedello (2) datata, nella variate ad imitazione locale, al ii sec. a.C., forse inale per la decorazione a tacche sull’appendice della stafa, confrontabile con una ibula tipo Polcenigo da S. Floriano (Buora 1991, p. 228-232, tav. iii, n. 2). L’olla (1) si confronta per la forma con un esemplare da Arquà Petrarca datato LT D1, mentre la decorazione, che rimanda a un gusto più antico, è aine a quella dell’olla del campo sportivo Petron a Padova,2 datata tra il iii e il ii sec. a.C. La brocca (8), con decorazione aine a quella dell’olla (1), ricorda un esemplare dalla Tb. Benvenuti 123 datato a partire dal iii sec.3 A questi materiali più antichi, o forse a quelli della fase di passaggio LT C-D, si avvicina cronologicamente anche la coppa con grattugia (6) con orlo del tipo ex-Pilsen xiii (Gamba, Ruta Serafini 1984, pp. 46-47). La panoplia appartiene a una fase successiva, LT C-D, come anche la brocchetta d’impasto (15) confrontabile con l’esemplare di Gomoria e con i due di Valle San Giorgio.4 La panoplia presentava fra gli elementi ofensivi una spada con fodero (20), databili al passaggio LT C-D,5 una cuspide di lancia biconvessa (22) del tipo Rapin V datata LT C2,6 e un coltello in ferro (23). Anche in questo caso si è conservato l’umbone ad ali rettangolari (21), rientrante nel 1 Tomba non presente nell’inventario 1977, gli unici dati disponibili sono quelli riportati sulle schede IG al MNA e da un’annotazione manoscritta conservata nell’olla (1). 2 Arquà Petrarca: Tb. 2/1983, Gamba 1987, p. 263-264, ig. 19, 1; questo esemplare da Arquà va forse ritenuto di foggia conservatrice, se si ritiene corretta la datazione dell’esemplare di Megliadino. Padova: Padova Preromana 1976, p. 168, n. 20, tav. 29, n. 23/20. Zampieri 2008, p. 21, ig. 1. Si confronti la decorazione di un’olla di inizio iii sec. a.C. da via Lenguora a Carceri d’Este, Tb. 9/1950, Bondini 2007-2008, pp. 254-256. 3 Este ii 2006, p. 293, tav. 150, n. 5; questa brocca è però apoda, a diferenza di quella di MSF. 4 Gomoria: Vitali 1989 p. 12, ig. 3, n. 12; Valle San Giorgio: Bondini 2007-2008, pp. 252-254, con datazione alla fase di passaggio LT C-D. Si confrontino anche i rimandi riferiti alla brocchetta della Tb. MSF 6-1977 (4). 5 Mazzetto 2002-2003, p. 227-230. Mazzetto in appendice. 6 Rapin 1988, p. 132, 134, ig. 66. Presenta confronti a Mirandola-S. Maria di Zevio Salzani 1996, Tbb. 67 (p. 53, tav. xxviii), 86 (pp. 59-60, tav. xxxiii), 135 (pp. 83-84, tav. lxiv), 137 (p. 85, tav. lxv). 66 diego voltolini gruppo k di Gournay-sur-Aronde, tipo Rapin vi di pieno LT C2,1 con i probabili frammenti di maniglia (27 e 28). A completamento della panoplia potrebbe essere il gancio (26), sottotipo 4 di Ornavasso,2 attestato in ambito venetoceltico a Este, datato LT C-D o LT D1.3 Come nel caso di Gomoria, confronto più prossimo arealmente e cronologicamente, alla panoplia si potrebbe abbinare il rasoio in ferro (24) (Vitali 1989, p. 15-16, ig. 6, n. 26). Allo stesso periodo si datano anche le ibule (30 e 31), di schema Medio La Tène, lacunose ma di tipo aine alle due ibule della tomba MSF 7-1977 (10 e 11), meglio conservate. All’ultima fase d’utilizzo della sepoltura, LT D1, è riconducibile il vaso biansato a “secchiello” tipo ii (7).4 Potrebbe essere contemporanea, anche se di un tipo con origini più antiche, la brocchetta (16), confrontata precisamente a Padova e a Mirandola-S. Maria di Zevio, datata LT C-D.5 Sempre a questa fase si datano le cesoie con molla ad anello (25) con confronto a Valeggio sul Mincio6 e la ibula di schema Tardo La Tène (29) ad arco poligonale attestata anche nel santuario di Reitia a Este (Meller 2002, p. 70, tav. 27, nn. 319-321). Una buona parte degli elementi della tomba non è però divisibile nelle fasi sopra afrontate in quanto tipi comuni e di lunga durata nel iv Periodo Atestino, quali: le olle (5 e 6); le coppe (10-14); il tegame (17), che trova confronti geograicamente prossimi nelle necropoli di Casalandri-Isola Rizza e di Valeggio sul Mincio con datazioni comprese, in quei casi, fra LT C2 e LT D1;7 una scodellina d’impasto (19) assimilabile alle pissidi per le misure analoghe e la possibile funzione aine.8 Non databile è anche il piccolo frammento (32) che è tuttavia indice della presenza originaria di un manufatto in bronzo laminato. Inine tra i materiali di questa tomba è presente una stafa di ibula ad arco serpeggiante (33) di iii Periodo Atestino tardo (v-iv sec. a.C.) (De Marinis 1981, p. 212, ig. 3), interpretabile come una sopravvivenza o come una contaminazione di materiale proveniente da altre aree. La sepoltura presenta dunque più fasi: quella più antica è ascrivibile al tardo LT C2 (1, 2, 8), seguita da una fase di passaggio LT C-D, ben caratterizzata dalla panoplia (20-23, 26-28), ino ad un attardamento d’uso nel LT D1, con il vaso biansato a ‘secchiello’ (7), per una durata d’uso stimabile nell’ordine del cinquantennio (Tab. 3). Tab. 3. Tomba MSF Recupero 1981, tabella delle associazioni interne. La mancanza di dati inerenti le associazioni originarie non permette di fare valutazioni precise sui singoli nuclei deposizionali. La tomba nel suo complesso appartiene alla tradizione delle tombe di famiglia del periodo inale della cultura del Veneto antico, sulla quale s’innesta la presenza celtica attestata dalla deposizione della panoplia e dalle radici celtiche delle iscrizioni. La scarsità di elementi della cultura materiale romana dimostra come nel LT D1 l’agro atestino non gravitasse a pieno nell’orbita culturale di Roma. Per quanto riguarda il genere dei defunti deposti, l’unica evidenza è la pertinenza maschile della panoplia. Conclusioni La necropoli di Megliadino ha una durata, senza soluzione di continuità, di circa un secolo: dalle fasi inali del LT C2, all’età augustea (dalla ine del ii sec. a.C. alla ine del i sec. a.C.). Nessuna delle ‘tombe di famiglia’ copre tutto l’arco di utilizzo della necropoli, ma due fungono da assi 1 Rapin 1988, pp. 45-46, 81. Localmente confrontabile in primo luogo con l’umbone di Gomoria (Vitali 1989, p. 13, ig. 6, 19) e con i vari esemplari da Mirandola-S. Maria di Zevio (Tbb. 88, 90C, 104, 106, 130, 135) tutti datati fra LT C2 e LT C-D (Salzani 1996). 2 Piana Agostinetti 1972, p. 223, tav. xi, n. 12. 3 Este i 1985, Tb. Casa di Ricovero 231, pp. 262-264, tav. 172, 56. Esistono esemplari anche nella necropoli di Giubiasco, datati al LT D (Giubiasco 2006, p. 53, tb. 119). 4 L’orlo è confrontabile puntualmente con il vaso (6) della Tb. MSF 1-1977, mentre il corpo invece è marcatamente più troncoconico in quest’ultimo esemplare. L’ansa non trova invece confronti. Cfr. infra, Fig. 6. 5 Padova: Padova Preromana 1976, pp. 154-155, tav. 25, n. 23, datato genericamente al iv Periodo Atestino. Mirandola-S. Maria di Zevio: Tb. 109/a, cat. 7, questo esemplare ha il collo meno distinto e leggermente svasato, tuttavia la conformazione generale è decisamente confrontabile con quello in esame. Salzani 1996, pp. 72-73, tav. li-A, n. 7. 6 Tb. 4, Salzani 1995, pp. 14-17, tav, vi, n. 38. 7 Casalandri-Isola Rizza: Tb. 46, Salzani 1998, pp. 31-32, tav. xxv, n. 9; questo esemplare non presenta però la solcatura sotto l’orlo. Valeggio sul Mincio: Tb. 4, Salzani 1995, pp. 14-17, tav. ii, n. 2; anche questo non presenta solcatura. Il tegame è confrontabile anche con la teglia di Gallarate (Tizzoni 1981, tav. 98, g), datata LT D1. 8 Nella necropoli di Casalandri-Isola Rizza sono presenti vari ittili con forme non tipizzate avvicinabili a questo per misura e tipologia d’impasto, ad esempio l’esemplare della Tb. 4, datato LT D1, che tuttavia non presenta pareti svasate quanto quello qui presentato (Salzani 1998, pp. 12-13, tav. v, n. 9). la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio portanti: la Tb. MSF Recupero 1981 (LT C2 inale - LT D1) e la Tb. MSF 1-1977 (LT C-D1 - età augustea); accanto a queste due tombe si inseriscono le altre, tendenzialmente a deposizione singola.2 Nella tabella delle associazioni (Fig. 4) si propongono le sepolture a più deposizioni divise in fasi interne, secondo quanto emerso dalle tabelle delle associazioni interne alle tombe. Dopo l’esordio che già manifesta una commistione veneto-celtica nel LT C2 inale (Tb. MSF Recupero 1981), nella fase di passaggio LT C-D si colloca l’exploit delle deposizioni con armi come ben rappresentato dalle due sepolture con panoplia (Tb. MSF Recupero 1981 e Tb. MSF 7-1977) che possono essere messe in relazione cronologica con la panoplia della Tb. Benvenuti 123, a ulteriore conferma dei legami tra Este e Megliadino, e con la tomba di Gomoria (Este ii 2006, p. 292. tav. 123; Vitali 1989). La presenza di armi si contrae progressivamente nel LT D1, con la sola attestazione di cuspidi di lancia e di coltelli (Tbb. MSF 5 e 6-1977). Nel LT D2 le deposizioni, ormai prive di armi, risentono degli inlussi dell’ormai netta romanità dei centri maggiori del Veneto centrale (Padova ed Este). Il rapido passaggio ad un ambito culturalmente romano dell’agro in età augustea è testimoniata dal comparire nelle sepolture di ceramica depurata (Tbb. MSF 1-1977, 21977), a pareti sottili (Tbb. MSF 1-1977, 2-1977, 4-1977) e con forme tipicamente romane, come l’olpe. La continuità d’uso è testimoniata dall’evoluzione di alcune forme ceramiche presenti in più sepolture e seriabili cronologicamente: le coppe con grattugia e i vasi biansati a ‘secchiello’, dei quali la necropoli di Fondo Moro rappresenta il sito con maggiore concentrazione con nove esemplari. Tra le coppe con grattugia, la forma più antica attestata (Fig. 5.1) è riconducibile al tipo ex-Pilsen xiii proprio.3 Seguono due coppe, (Fig. 5.2-3), con orlo subtriangolare, tipo ex-Pilsen xiii evoluto; chiude la serie l’esemplare con orlo nettamente a listello (Fig. 5.4). La seriazione proposta copre quindi un periodo che va dal LT C2 o fase di passaggio LT C-D, all’età romana. 67 I vasi biansati a ‘secchiello’, quanto meno nelle produzioni più antiche (in ceramica grigia), sono da considerarsi prodotti legati proprio alla koinè veneto-celtica alla luce della loro difusione, coincidente con l’area interessata da presenza celtica: Este e i Colli Euganei, Padova.4 La loro forma parrebbe suggerire un’ainità con i grandi skyphoi in ceramica grigia e a vernice nera e con i vasi situliformi più tardi, anch’essi a vernice nera (Este ii 2006, p. 313). Per questa classe ceramica si propone un’ipotesi di evoluzione della forma, in cinque tipi, attraverso l’individuazione, anche per confronto con lavori precedenti (Zec 2010), di tre caratteristiche seriabili: le anse, skyphoidi o adese al corpo del vaso; la forma del corpo, sub-globosa, sub-situliforme, sub-ovoidale o ovoidale; l’apertura della bocca rispetto alla spalla (Fig. 6). Il repertorio risulterebbe così articolato: Tipo i : la forma più antica è caratterizzata da corpo subgloboso e anse skyphoidi, dalla linea e dalla fattura più curate (Fig. 6.1-2). Tipo ii : presenta caratteristiche miste: – a: corpo sub-globoso ma con anse già adese al corpo del vaso (Fig. 6.5). – b: corpo già sub-situliforme ma anse ancora skyphoidi (Fig. 6.3-4). Tipo iii : rientrano in questo tipo i vasi biansati a “secchiello” sub-situliformi propri con anse adese al corpo (Fig. 6.6-9).5 A questo gruppo appartiene anche un esemplare dalla Tb. Benvenuti 125 (Este ii 2006, tav. 167, n. 1) con un’iscrizione venetica. Tipo iv : il corpo mantiene la forma allungata e slanciata dei sub-situliformi ma acquisisce un proilo curvilineo tendente al sub-ovoidale, con anse adese al corpo (Fig. 6.10-12). Al tipo appartengono i due vasi dalla Tb. Benvenuti 125 (Este ii 2006, tav. 167, n. 3 e 4) con iscrizioni in latino, dei quali il più piccolo (Fig. 6.12) ha l’orlo ispessito tendente al bastoncello che pare una forma sempliicata rispetto ai precedenti. Tipo v : il corpo è marcatamente ovoidale e l’orlo propriamente a bastoncello. Non rappresentato a Megliadino, 1 Ultimissime fasi LT C2 o LT C-D, comunque posteriori ai pezzi più antichi della Tb. MSF Recupero 1981. 2 Tranne la Tb. MSF 8-1977, il cui danneggiamento da parte dell’aratro segnalato già al momento del rinvenimento impedisce uno studio analitico della deposizione, e la Tb. MSF 5-1977, per la quale esiste la possibilità di due deposizioni non contemporanee (cfr. Catalogo, Tb. MSF 5-1977). 3 Gamba, Ruta Serafini 1984, pp. 48-49. Si adotta in questa sede una distinzione interna al tipo ex-Pilsen xiii in base alla conformazione dell’orlo: ex-Pilsen xiii proprio, con orlo quasi a mandorla e ex-Pilsen xiii evoluto, con orlo subtriangolare e rientrante. 4 Tb. Benvenuti 125, che presenta onomastica ed elementi celtici e le tombe di Megliadino San Fidenzio. Da rinvenimenti occasionali fuori contesto provengono vasi biansati a ‘secchiello’, la cui dispersione potrebbe essere messa in relazione alla manipolazione dei livelli più alti di almeno alcune fra le necropoli patavine (Gamba, Tuzzato 2008 p. 59), che, da quanto emerge dalla Tb. Emo-Capodilista 30 (Zampieri 2008, p. 21; Gamba in corso di stampa), presentavano anche presenza celtiche. 5 L’esemplare 9 e forse il 7 della Fig. 6, presentano caratteristiche già più evolute rispetto ai nn. 6 e 8. 68 diego voltolini è tuttavia riconoscibile in due ossuari biansati a ‘secchiello’ da via Montona a Padova1 (Fig. 6.13-14). Da questa analisi si evince la tendenza all’apertura delle forme dal tipo i al tipo v, mentre il proilo tende ad assumere un aspetto sempre più ovoidale. Dal punto di vista della cronologia assoluta solo pochi vasi biansati a ‘secchiello’ provengono da contesti certi e databili: l’esemplare con iscrizioni venetiche dalla Tb. Benvenuti 125 (Este ii 2006, tav. 167, n. 1) di Este (Fig. 6.6) del tipo iii, è datato, per le ibule contenute, all’inizio del i sec. a.C. (Este ii 2006, p. 314) (LT D1), mentre quelli da Padova (Fig. 6.13-14), provenienti da un’area artigianale da via Montona, sono datati al i sec. d.C. A partire da questi confronti databili si propone, in via ipotetica, una datazione fra LT C-D e LT D1 dei tipi i e ii, fra LT D1 e LT D2 del tipo iii, fra LT D2 e età augustea del tipo iv e al i sec. d.C. del tipo v. La necropoli di Megliadino San Fidenzio si colloca culturalmente e geograicamente in un ambito d’incontro fra la compagine veneta antica e quella celtica-cenomane, caratterizzandosi, già agli esordi, per la commistione di ritualità e materiali celtici e veneti antichi, poi sostituiti nell’ultima fase di utilizzo, dal radicarsi di elementi romani. Iniltrazioni celtiche nel territorio proprio dei Veneti antichi sono attestate già ben prima della ine del ii sec. a.C., non solo come circolazione di materiali, ma anche come presenza di individui di origine celtica (Capuis 1993, pp. 220-221). Dal punto di vista della cultura materiale la distinzione tra Celti e Veneti antichi in questa fase tarda risulta non semplice: i contatti documentati già in epoca antica, lo stanziamento di nuclei celtici in territorio veneto e i fenomeni di intermarriage (Gregnanin 2002-2003, p. 26) favorirono un’integrazione territoriale e culturale, dando vita, almeno a partire dal ii sec. a.C., a una koinè veneto-cenomane (Vitali 1991, p. 225) nell’area centro occidentale dei Veneti antichi: l’area euganea, con il centro di Este e le grandi pianure veronesi.2 Gli elementi di immissione marcatamente celtica presenti a Megliadino si rilevano soprattutto nell’armamento, di cui si conservano due panoplie, e nelle ibule di schema Medio e Tardo La Tène (ad esempio la ibula in Fig. 7). Fra il materiale ceramico invece sono molto più rare le attestazioni di chiara pertinenza celtica: un bicchiere portauovo, la cui tipologia, elaborata per la Lombardia, risale a modelli golasecchiani di LT B3 e un’olla decorata a pettine, che per forma allungata e decorazione a fasce è forse interpretabile forse come elaborazione locale in ceramica grigia di modelli di gusto gallico tardo (Fig. 9).4 Ad un ambito celtico, o veneto-celtico, sembra rimandare anche l’uso di mortai-coppe con ‘grattugia’ come coperchi per sepolture maschili.5 Il dato linguistico è uno dei marker più chiari: nella necropoli di Megliadino sono presenti alcuni ittili iscritti,6 fra i quali una coppa con iscrizione celtica sinistrorsa a caratteri venetici (Tb. MSF Recupero 1981 (10), Fig. 8) recante il nome Katul.s.to.s., una formula onomastica monomia al nominativo. La base Kat-/Kt – è nota in iscrizioni venetiche e latine dell’area di Este ed è attribuita genericamente al gallico, mentre la formazione -ul- ha una distribuzione nord Italica. Questi molteplici caratteri culturali possono essere attribuiti alla facies cenomane in considerazione della collocazione della necropoli lungo la sponda destra del paleoalveo dell’Adige, in un’area liminale del comparto cenomane compresa tra Mincio e Adige. Nell’ottica di una precisa identiicazione culturale è comunque signiicativo considerare che, dalla metà del ii sec. a.C, si intravede un’involuzione generale del costume celtico transpadano nella composizione dei corredi, con scarse capacità di sviluppo autonomo, che porta ad aievolire le diferenze fra i diversi gruppi (Arslan 1991, pp. 464467). Accanto a questi indicatori di celticità sono presenti però forti elementi del substrato veneto antico sia sul piano culturale sia su quello linguistico: il rito dell’inci- 1 Cipriani, Mazzocchin 2004-2005, tav. 17, nn. 14 e 15. 2 Alla luce della Tb. Emo Capodilista 30 (Zampieri 2008, p. 21; Gamba in corso di stampa) anche Padova è forse inclusa in questa koinè. 3 Tb. MSF 5-1977 (5); Rapi 2009, pp. 82-83. 4 Si propone un confronto tra le olle in ceramica grigia con decorazione a pettine venete e le olle dal Canton Ticino, per quanto la conformazione di orlo e piede siano comunque diverse. Cfr. Stöckli 1975, Taf. 8,7.1 e Taf. 43, A4.5; Pernet 2010, pl. 200, nn. 43, 48. 5 Vitali 1987, p. 321. Usanza funeraria che trova confronti sia a ovest, nelle necropoli di Casalandri-Isola Rizza (Salzani 1998) e di S. Maria di Zevio (Salzani 1996) che a sud, nella necropoli di Monte Bibele (Vitali 1987). 6 Si riportano qui i dati dello studio di A. Marinetti sulle coppe (6 e 11) della Tb. MSF Recupero 1981 (Marinetti 1983, pp. 286-288), è in corso lo studio degli altri pezzi iscritti, Tb. MSF 5-1977 (1 e 4). La base kat-/kt- è attestata anche a Valeggio sul Mincio, Tb. 4 (Salzani 1995, p. 87; De Marinis 2007, p. 135). la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio nerazione;1 la presenza di ‘tombe di famiglia’, tradizione ampiamente attestata a Este tra la ine del ii e il i sec. a.C.;2 la quasi totalità di ceramica grigia fra il vasellame e l’utilizzo di caratteri venetici nelle iscrizioni. Nel complesso la necropoli di Megliadino rappresenta bene l’esito inale di quell’articolato fenomeno deinito ‘venetizzazione’ celtica (Gregnanin 2002-2003, pp. 26-27), per il quale il diretto riferimento in ambito euganeo è costituito dalla necropoli del Monte Ricco di Arquà Petrarca che aianca, come quella di Megliadino, materiali latèniani al costume funerario tipicamente veneto della ‘tomba di famiglia’.3 Per una completa e corretta deinizione del rapporto tra Cenomani e Veneti antichi, nel caso dell’agro atestino, è necessario valutare il ruolo dei ritrovamenti di Megliadino rispetto al territorio: senza dubbio si tratta della periferia veneta nella quale la presenza di piccole comunità celtiche (Capuis 1993, p. 232), sul inire del ii sec. a.C., interessò più aree (Megliadino, Arquà Petrarca).4 Dando per assodata la celticità di questi siti, resta il problema della loro interpretazione: considerarle piccole enclaves autonome e isolate è quanto meno riduttivo, alla luce dei legami con il centro di Este, suicientemente itti da escludere un rapporto di dipendenza dal polo cenomane del veronese. Il modello insediativo celtico tra ii e i sec. a.C. si adatta in genere al substrato preesistente: in Lombardia centrale la lunga tradizione dei centri del Golasecca iiia porta a fenomeni di urbanizzazione (Arslan 1991, pp. 462-463); nell’area veronese il popolamento sparso, non più eccessivamente rado, risulterebbe essere indipendente dai grandi poli urbani;5 nell’agro atestino, invece, i piccoli nuclei satellite veneto-celtici sembrano orbitare su Este, un centro di stirpe veneta, un sistema nel quale Me- 69 gliadino si inserirebbe, come anche Arquà Petrarca. Tali due centri minori sembrano convivere da un lato in relativo isolamento reciproco e dall’altro in contatto diretto con la città veneta6 che diviene l’interfaccia di scambio e riferimento principe. Il rapporto stretto con Este pare evidente, come visto, su più piani: linguistico-onomastico, con l’attestazione del nome Katulstos a Este nella variante Ktulistoi o Ktulistos;7 ideologico-culturale, con l’usanza gentilizia di ‘tombe di famiglia’;8 artigianale, con produzioni in ceramica grigia riscontrate quasi esclusivamente a Este e a Padova, come i vasi biansati a ‘secchiello’. È quindi possibile, alla luce delle connessioni evidenziate, interpretare una dipendenza diretta fra gli abitanti di Megliadino e le élites celtiche inserite nel tessuto gentilizio di Este.9 La diversità di autorappresentazione delle élites celtiche urbane culturalmente più vicine all’ambito romano rispetto a quelle di Megliadino, è giustiicabile dal rapporto città-campagna, con un attardamento rurale (antiquo more) ravvisabile anche nella tardività della romanizzazione culturale e nella scarsità di prodotti di importazione difusi invece in tutti i centri maggiori.10 L’élite locale si autorappresenta con oggetti di prestigio di imitazione locale, con tipologie probabilmente mediate da Este, come la ibula con arco a globo decorato, qui in bronzo, il cui modello è di origine danubiana o alpina orientale.11 Anche la presenza di panoplie,12 che contraddistinguono la fase di passaggio LT C-D, va interpretata come una sorta di conservatorismo legato all’attardamento delle campagne. La scomparsa graduale delle armi indica come dell’areale sia paciicamente destinato allo sfruttamento del 1 Ci si limita ad osservare come il mondo cenomane prediliga di norma l’inumazione, nel comparto tra Mincio e Adige il numero di incinerati in rapporto agli inumati cresce avvicinandosi al territorio veneto, dove l’incinerazione è predominante. 2 Tbb. Benvenuti 123, 125 (Este ii 2006, pp. 276-294, 301-319, tav. 150-161, 167-175); Tb. Casa di Ricovero 231 (Este i, 1985, pp. 258-264, tav. 166-172); Tb. 25/1984 (Bondini 2007-2008, pp. 185-189); Tb. Rebato 169/1907-09 (Bondini 2007-2008, pp. 159-160); Tb. Via Versori 14/2001-02 (Bondini 2005, pp. 55-69). 3 Almeno nel caso della Tb. A (Gamba 1987, pp. 238-243). 4 Cui si aggiungono le tombe isolate di Montagnana-Gomoria (Vitali 1989) e Baone-Valle San Giorgio (Bondini 2007-2008, pp. 252-254). 5 Ruta Serafini 2001, p. 197. Si irrobustisce anche l’ipotesi di un ruolo di primato del centro protostorico di Verona (Salzani 1998, p. 63). 6 Corrisponde alle modalità proposte da E. Arslan di isolamento reciproco e contatto con gli elementi autoctoni italici e poi romani (Arslan 1991, pp. 464-465). 7 Marinetti 1983, p. 287; Prosdocimi 1988, p. 260, Es 104, inciso su un vaso riconducibile alla forma dei vasi biansati a ‘secchiello’. 8 Usanza gentilizia di matrice veneta antica, attestata ad Este e anche in altri centri come Padova e Altino (Gambacurta 1999; Gambacurta 2003). 9 È emblematico il confronto tra i materiali di Megliadino e quelli delle Tb. Benvenuti 123 e 125 (Este ii 2006, pp. 276-294, 301-319, tav. 150-161, 167-175). 10 Nella necropoli è attestato un unico esemplare di ceramica a vernice nera (Tb. MSF 3-1977, 2) per altro di datazione avanzata (LT D2). 11 Tb. MSF Recupero 1981, (26). Buora 1991, p. 128. 12 Interpretabili come conservatorismo (Capuis 1993, p. 232), che tuttavia rimanda a un’ideologia guerriera legata ai personaggi di spicco locali (Arslan 1991, pp. 467-468). 70 diego voltolini territorio, per quanto a Megliadino non siano conservati utensili propri dell’agricoltura a diferenza della necropoli di Arquà Petrarca.1 La necropoli di Megliadino,2 con i sui aspetti misti tra cultura veneta e celtica, contribuisce a chiarire le modalità di assimilazione tra cultura celtica, veneta antica e successivamente romana. Alla luce della revisione dei dati sul celtismo veneto3 e in questo caso euganeo, si radica l’interpretazione della presenza celtica in ambito atestino come sistema territoriale facente capo a un’élite veneto-celtica urbana, non slegata da connessioni con i Cenomani del Veronese. Parole chiave: Celti, Veneti, necropoli, sepolture multiple, romanizzazione Keywords : Celts, Veneti, cemetery, multiple burial, romanization Riassunto Megliadino San Fidenzio è un piccolo centro situato nella bassa pianura padovana circa 12 km ad ovest di Este, collocato sulla destra idrograica del paleoalveo dell’Adige. Culturalmente e geograicamente la necropoli di incinerati si colloca in un’area d’incontro fra la compagine veneta antica e quella celtica-cenomane, in un momento di crescente confronto con la presenza romana, per una durata di circa un sec., dalle fasi inali del LT C2 all’età augustea (ine ii sec. a.C. - ine i sec. a.C.). Nel complesso la necropoli rappresenta bene l’esito del fenomeno di ‘venetizzazione’ celtica che determina una forma di koinè veneto-cenomane nell’aera centro occidentale dei Veneti antichi. Il rapporto con Este, evidente sul piano linguistico-onomastico, ideologico-culturale e artigianale, è troppo forte per considerare questa comunità come semplice iniltrazione autonoma o avamposto del comparto celtico veronese. È quindi possibile supporre una dipendenza diretta fra gli abitanti di Megliadino e le élites celtiche inserite nel tessuto gentilizio di Este, secondo un rapporto campagna-città che giustiica la tardività della romanizzazione culturale dei corredi di Megliadino. Summary Megliadino San Fidenzio is a small town in the southern plain of Padua, about 12 kms west of Este, on the right hydrographic side of Adige paleo-river bed. In 1977, owing to ploughing-works, eight graves were recovered at Fondo Moro; one more was discovered in 1981. They are all cremation graves with individual or multiple burials. The burials could be in a simple ditch, in a lytic cists and, likely, in a perishable stuf case, therefore unidentiied during recovery. The materials were consigned to the Soprintendenza however, because of lack of documentation, it has been impossible to identify, within multiple burials, each individual burial’s goods. Nevertheless the author has been able to reconstruct their use phases, thanks to a comparison chart: the study centred on analysis of the materials and their chronological identiication through typo-chronological comparisons and the formulation of chronological sequences. The cemetery lays in a meeting area between the Ancient Venetic and the Cenomanes, during a period of increasing contacts with the Roman cultural empire. This period lasted about one century, from the end of La Téne C2 till romanization (end ii century BC – end i century AD). All in all, the cemetry is a good exemple of the result of the Celtic ‘venetizzazione’ process: the tight contacts, at least since v century BC, the Cenomanes presence in Verona area and the intermmariage usage led to a kind of Venetic-Cenomanes koinè in the Central-West area occupied by the ancient Veneti. In Megliadino cemetry, Celtic elements are recognizable, most of all, in the armament (2 panoply preserved) and in the Medium and Late La Téne LT ibulae. About pottery, we have rare Celtic elements: a portauovo beacker and a jar, likely a local formulation of a Celtic model. The Celtic element belongs to the Cenomanes facies, both for the geographical setting (along the ancient Adige) and the comparison’s possibilities between Megliadino’s metal set and the sets from other cemetries of that area (although, since the second half of the ii century BC an involution in the composition of the goods started, which meant smaller diversiication between Celtic groups). The use of mortar bowls with ‘grattugia’ (grater) as cover in the case of masculine burials could refer to the Celtic or Venetic-Celtic word. The author proposes here a chronological sequence. In addition to these ‘Celtic’ elements, there are others related to the ancient Venetic substratum: the predominace of ceramica grigia (gray pottery); the use of Venetic characters; cremation; the presence of non-contemporary multiple burials (‘family graves’) with a re-opening rituality. The deinition of the relations between Veneti and Celts (in the cultural context of the Veneti and Cenomanes koinè) in the agro atestino area calls for the evaluation of the relations between Megliadino and Este: the use of ‘family graves’ is typical for the noble class in Este; 1 Gamba 1987. A Megliadino sono presenti solo due esemplari di cesoie (Tb. MSF 7-1977 e Tb. Recupero 1981), delle quali la prima pertinente senza dubbio a una sepoltura con panoplia. Si segnala invece la presenza di utensili agricoli nella tomba isolata di Baone-Valle San Giorgio (Bondini 2007-2008). 2 I dati di questa necropoli non possono essere considerati completi, ma è alquanto improbabile che il numero di tombe fosse di tanto superiore. 3 Celti d’Italia 2010, Convegno Internazionale sui Celti dell’età di La Tène a sud delle Alpi, Roma 16-17 dicembre 2010, intervento “Veneti e Celti: forme di ripartizione del territorio” (G. Gambacurta, A. Ruta Seraini). la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio some pottery patterns can be found almost exclusively in Este and Padua (see the vasi a secchiello and the chronological sequences here proposed by the author). That’s why we can suppose a direct dependence between Megliadino’s inhabitants and the Celtic élites living in the nobles Este society; morover, we can think about a relation between countryside and ‘city’ that explains the belated romanization of Megliadino burial goods (rural antiquo more) and the small number of imports that, on the contrary, are widespread in all the other major towns. Bibliografia A.M. Adam 1996, Le ibule di tipo celtico del Trentino, Trento. E. Arslan 1991, I Transpadani, I Celti, Catalogo della mostra, Venezia, pp. 461-470. Adige 1998, E. Bianchin Citton, G. Gambacurta, A. Ruta Serafini (a cura di), … “presso l’Adige ridente” … Recenti rinvenimenti da Este a Monatgnana, Catalogo della mostra, Este, Padova, 1998. C. Balista, L. Rinaldi 2002, Gli antichi percorsi dell’Adige a Este, in A. Ruta seraini (a cura di), Este preromana: una città e i suoi santuari, Treviso. A. 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La lama, a doppio taglio, ha spalle concave a spigolo, sezione lenticolare biconvessa e taglienti paralleli che si ailano in prossimità della punta. La punta leggermente allungata ed assottigliata, ha proilo ad ogiva. Immediatamente al di sotto degli angoli delle spalle, approssimativamente in corrispondenza dell’asse mediano, sono presenti due punzoni identici, ripetuti uno sopra l’altro (Fig. 2). Presentano sagoma vagamente semilunata molto chiusa, a tre quarti di cerchio, leggera strozzatura angolata lungo la curva esterna e due piccoli ‘occhietti’ circolari accostati ai due lati della strozzatura della base. Il primo, in alto, appare più largo ed infossato, probabilmente a causa di una maggiore pressione esercitata sul punzone al momento della marchiatura.1 Il fodero è perduto, tuttavia i pochi elementi riconoscibili su una fotograia pubblicata dal Zafanella (Zaffanella 1999) inducono a ipotizzarne una pertinenza col gruppo 5 di Lejars. La morfologia delle spalle a spigolo, le dimensioni e il proilo della punta della spada permettono l’individuazione di alcuni confronti, in particolare con due spade ungheresi con marchio, provenienti da Aka (SzabóPetres 1992, pag. 85, cat. n. 1, pl. 1) e dal iume Danubio a Tahitótfalu (Szabó-Petres 1992, pag. 87, cat. n. 11, pl. 11), entrambe con spalle a spigolo, e quest’ultima con punzone di sagoma molto aine a quello dell’esemplare in esame. Un altro parallelo signiicativo può essere evidenziato con la spada n. 387 proveniente dal sito svizzero di La Tène (De Navarro 1972, pp. 373-374, cat. n. 27, pl. xiv 1a,1b), che ha spalle analoghe, e con quella con marchio molto aine da Heiligenstein (De Navarro 1972, pl. clvii, 1a,1c), nella regione renana del Palatinato. Per l’Italia un confronto abbastanza puntuale è quello con la spada con marchio analogo da Monte Sorantri (Righi 2001b, pag. 114, ig. 7). Per i confronti individuati, e tenuto conto della tipologia dei materiali di corredo, la spada può essere inquadrata al La Tène C-D, in cronologia assoluta rispondente agli ultimi decenni del ii sec. a.C.2 Spada con fodero ritualmente piegata (Fig. 3) La seconda spada della necropoli di Fondo Moro (i.g. 16908), pertinente il recupero del 1981, è ancora inguainata nel suo fodero. Spada e fodero sono piegati a v, in tre pezzi, due dei quali ricomposti. Il codolo è mancante della terminazione, il fodero molto lacunoso nella parte centrale. La spada, in ferro con fodero in lamina, è fratturata, con taglienti molto intaccati, ha superici abrase e concrezionate. Sono presenti inoltre tracce di patina rossastra, che indicherebbero un’esposizione diretta del manufatto alla iamma viva della pira funebre. L’impugnatura è costituita da un codolo a sezione pseudo-ovale, che si allarga leggermente in prossimità delle spalle della lama, e si presenta fratturato e spezzato verso la sommità. La lama, a doppio taglio, presenta costolatura mediana ben rilevata, percorsa al centro da una sottile incisione longitudinale, e lungo i margini, ai lati della costolatura, sono presenti due solcature nel senso della lunghezza. Ha sezione a due gole e taglienti diritti e paralleli. Il fodero è formato da due lamine, di cui quella anteriore, più larga, ha i margini piegati e ribattuti su quelli della lamina posteriore. L’imboccatura del fodero è di forma subtriangolare e presenta un * Desidero vivamente ringraziare la Dottoressa Mariolina Gamba per aver acconsentito a farmi esaminare e curare lo studio delle spade di Megliadino S. Fidenzio. 1 Desidero ringraziare Stefano Buson, restauratore al Museo Nazionale Atestino di Este, per l’attenta osservazione al microscopio e per il suggerimento. 2 Per riferimenti speciici si vedano Zaffanella 1999, pp. 156-157, ig. 104 e Mazzetto 2003, tav. liii, foto nn. 34, 35, 36, 37. 74 diego voltolini rinforzo frontale costituito da una doppia ‘S’ coricata agganciato alle fasce di ammorsamento laterali, che nel lato posteriore terminano in due larghi triangoli con lati lievemente concavi. Il ponte di sospensione è formato da un passante a nastro di forma quadrangolare con due placche pentagonali allungate e appuntite. Il lungo puntale ha margini diritti e paralleli. La sua ‘entrata’ è formata sul lato anteriore da due borchiette circolari campite da solcature concentriche, mentre sul lato posteriore è presente una spessa fascia orizzontale di rinforzo con due solcature leggermente curve, che si ripete singola più sottile a circa mezza altezza. In prossimità della punta, su entrambi i lati, si trovano due coppie di pinze di ammorsamento appuntite, la prima di dimensioni minute, la seconda più grande. Alla sua estremità il puntale si aila in un proilo angolare, e termina con una punta di forma triangolare. Complessivamente il pezzo può rientrare nel Gruppo 7 della classiicazione del Lejars denominato “fourreaux avec bouterolle longue et bords parallèles”: imboccatura del fodero tipo B, “entrata” anteriore del puntale tipo “round type”, entrata posteriore tipo “straight bridges” della classiicazione della De Navarro; nella classiicazione di Lejars: imboccatura tipo 3, pezzo di rinforzo anteriore tipo 12, pezzo di rinforzo posteriore tipo 11, ponte di sospensione tipo 9 (?), puntale tipo 7A2. Nella tipologia di Giubiasco: ponte di sospensione tipo 1, pezzo di rinforzo anteriore tipo 2, pezzo di rinforzo posteriore tipo 2, complessivamente riferibile al fodero di tipo 2b. Per qualche confronto in Europa si rimanda ai pezzi n. 3100/3169 e n. 2790 per il rinforzo a doppia ‘S’ coricata e al n. 3355 (Lejars 1994, p. 229) per la tipologia del puntale da Gournay-sur-Aronde (Lejars 1994, p. 161 e p. 226), agli esemplari pertinenti alla fase Mokronog 5 (Guštin 1984, appendice 1,82), e a un esemplare da Mépieu (Bocquet 1991, p. 249, ig. 2B.4A). Le spade con fodero delle tombe 60, 222, 348, 411 e 427 di Giubiasco (Pernet 2006, p. 37-40, tavv. 60,1; 222,1; 348,2; 411,1; 427,1) sono tutte pertinenti a questo tipo. Per l’Italia dei buoni paralleli si hanno con le spade con fodero dalle tombe 1 e 7 di S. Bernardo di Ornavasso (Graue 1974, tav. 1/6 e tav. 11/3), con l’esemplare da Introbio (De Marinis 1977, pl. 10.11), quello da Remedello Sopra (De Marinis 1984, tav. xvii.1) e il puntale frammentario da Monte Sorantri (Righi 2001, ig. 10.9), inoltre coi foderi dalle tombe 6 e 104 di S. Maria di Zevio Mirandola (Salzani 1996, pp. 27, 69-70), quelli dalle tom- be 120 e 130 di S. Maria di Zevio Lazisetta,1 Per la tipologia della spada si rimanda all’esemplare da Kelheim,2 la spada n. 210 di Montebello Vicentino (Bondini 2005, cat. 210, tav. xv.210) e quella n. 1257 da Sanzeno (Northdufter 1979, Taf. 74. 1257). La panoplia era composta, oltre che dalla spada, da una lancia, di cui rimane la cuspide biconvessa, da uno scudo con umbone ad alette rettangolari con solcature ai margini della botticella, e da un grande coltello a dorso diritto. La tipologia di spada e fodero, unita a quella delle altre componenti della panoplia, molto omogenee alle armi di Gomoria (Vitali 1989), permette una datazione alla fase di passaggio del La Tène C-D, in cronologia assoluta rispondente al terzo quarto del ii sec. a.C.3 Le spade analizzate costituiscono gli elementi principe delle due panoplie facenti parte dei corredi della necropoli di Megliadino San Fidenzio. Nel contesto tardo in cui esse vennero deposte nelle tombe pare signiicativo sottolineare la natura della scelta rituale – la defunzionalizzazione e la deposizione dell’arma – che conferma la celticità della cultura degli incinerati di Megliadino. Da un punto di vista tipologico, le due spade, in particolar modo quella punzonata, che si inseriscono perfettamente nel panorama coevo della difusione di questo genere di manufatti, permettono una rilessione sulla possibile localizzazione della provenienza dei modelli. La marchiatura della lama sottenderebbe forse ad aspetti apotropaico-religiosi, ma potrebbe anche riferirsi alla pratica dei punzoni di fabbrica, aprendo in questo modo l’analisi a considerazioni sulla produzione e difusione delle armi. Il punzone della spada della tomba 7 ha rivelato paralleli con l’ambiente danubiano e più ampiamente col comparto nordorientale europeo. Molto più estesi e numerosi i confronti per la spada con fodero del recupero del 1981, che si inserisce in una tipologia ben nota e attestata dalla Francia alla Svizzera, alla Germania, ino all’Italia. I confronti più prossimi geograicamente sono con esemplari provenienti dallo stesso areale euganeo – la spada di Montagnana Gomoria, le spade della necropoli della Casa di Ricovero di Este. Le due spade di Megliadino, elementi inseriti in un riconosciuto contesto di attardamento rurale, bene esprimono il mantenimento di un costume etnico – quello dell’autorappresentazione del guerriero – di origine e va- 1 Inedite presso il Nucleo Operativo della Soprintendenza Archeologica del Veneto di Verona, schede nn. 45 e 47 in Mazzetto 2003. 2 Kramer 1985, pp. 136-138, tav. 70, A, 1 e 70, B, 6. In particolare per il tipo e la relativa difusione si vedano de Navarro 1972 e Adam 1991, pp. 420-421, ig. 2.1257. 3 Per riferimenti speciici si rimanda a De Min 1990, pp. 29-30 e Mazzetto 2003, tav. liv, Foto nn. 38, 39, 40, 41, 42. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio lenza celtiche, indicatore dello stesso conservatorismo culturale interpretabile per la coeva realtà di Arquà Petrarca. La coerenza dei modelli individuati con tipologie difuse nel resto del mondo celtico contemporaneo permette tuttavia di collocare le piccole comunità del Veneto euganeo in una relazione diretta e pienamente coerente con la vasta temperie della celticità europea. Bibliografia A. M. Adam 1991, Populations de l’haute valleé de l’Adige au deuxième age du Fer, in Les Alpes à l’age du Fer, Actes du x Colloque sur l’Âge du Fer, Yenne-Chambery, a cura di A. Duval, Révue Archéologique de Narbonnaise, Supplément 22, Paris, pp. 415-426. A. Bocquet 1991, Nouvelles tombes gauloises en Dauphiné in Les Alpes à l’Age du Fer, in Les Alpes à l’age du Fer, Actes du x Colloque sur l’Âge du Fer, Yenne-Chambery, a cura di A. Duval, Révue Archéologique de Narbonnaise, Supplément 22, Paris, pp. 415-426. A. Bondini 2005, I materiali di Montebello Vicentino. Tra cultura veneto-alpina e civiltà di La Tène, in Studi sulla tarda età del Ferro nell’Italia centro-settentrionale, a cura di D. Vitali, Bologna, pp. 215-324. R. C. De Marinis 1977, The La Tène culture of the Cisalpine Gauls, Keltske Studije, Atti del Convegno, Brezice, pp. 7-24. R. C. De Marinis 1986, L’età gallica in Lombardia (iv-i secolo a.C.): risultati delle ultime ricerche e problemi aperti, in Atti del 2º Convegno Archeologico Nazionale, Como 13-15 aprile 1984, pp. 93-174. M. De Min 1990, La necropoli della tarda età del ferro di Megliadino S. Fidenzio, pp. 29-30. J. M. De Navarro 1972, The Finds from the site of La Tène, 1. Scabbards and the swords found in them, London. 75 J. Graue 1974, Die Gräbefelder von Ornavasso, in Hamburger Beiträge zur Archaeologie 1. M. Gustin 1984, Die Kelten in Jugoslawien. Übersicht über das archäologische Fundgut, in Jahrbuch des Römisch-Germanischen Zentralmuseums Mainz, pp. 331-333. W. Krämer 1985, Die Grabfunde von Manching und die Latènezeitlichen Flachgräber in Südbayern. Die Ausgrabungen in Manching, Bd. 9, Stuttgart. T. Lejars 1994, Gournay iii . Les Fourreaux d’épée. Le sanctuaire de Gournay-sur-Aronde et l’armement des Celtes de La Tène moyenne, Révue Archéologique de Picardie, Paris. E. Mazzetto 2003, Per un corpus delle spade celtiche del Veneto, tesi di laurea specialistica, Università Cà Foscari, Venezia. J. Nothdurfter 1979, Die Eisenfunde von Sanzeno im Nonsberg, rgf 38, Mainz. L. Pernet 2006, Les armes, in La necropoli di Giubiasco (Ti), vol. ii, Zurich, pp. 27-84. G. Righi 2001, I materiali lateniani di Amaro e di Monte Sorantri a Raveo, in I Celti in Carnia e nell’arco alpino centro orientale, Atti della Giornata di Studio, Tolmezzo 30 aprile 1999, Trieste, pp. 113-148. L. Salzani 1996, La necropoli gallica e romana di S. Maria di Zevio (Verona), Mantova. M. Szabó, É. F. Petres 1992, Decorated weapons of the La Tène Iron Age in the Carpathian Basin, Budapest. D. Vitali 1989, Una tomba con armamento latèniano da Gomoria presso Montagnana, «Archeologia Veneta», xii, pp. 7-25. G. Zaffanella 1999, Il lapidario romano del Museo Civico di Montagnana e l’antica colonizzazione agraria nella pianura veneta tra l’Adige, i colli Berici e i colli Euganei, Monselice. Elisa Mazzetto 76 diego voltolini Fig. 1. Paleoalveo dell’Adige e collocazione dei siti a carattere celtico: 1, Megliadino S. Fidenzio; 2, Montagnana, loc. Gomoria; 3, Arquà Petrarca, Monte Ricco; 4, Baone, Valle San Giorgio; 5, Este (carta rielaborata da Ballista, Rinaldi 2002). Fig. 2. Tomba MSF 6-1977 (foto D. Voltolini). la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Fig. 3. Cronologie a confronto. 77 78 diego voltolini Fig. 4. Tabella delle associazioni della necropoli. 1, brocca ovoidale; 2, ibula MLT decorata con motivi a S; 3 olla a cordoni e linee; 4, umbone ad ali rettangolari; 5, olla decorata a pettine tremolo; 6, olletta bicchiere; 7, cuspide di lancia; 8, coppa con ‘grattugia’ ex-Pilsen xiii proprio; 9, gancio; 10, coppetta Lamboglia 28; 11, spada e fodero; 12 balsamario fusiforme; 13, brocchetta piriforme; 14, ibula MLT in ferro; 15, cesoie; 16, coltello; 17, coppa con ‘grattugia’ ex-Pilsen xiii evoluto; 18, brocchetta globosa; 19, vaso biansato a ‘secchiello’ sub-globoso (tipi i e ii); 20, pisside; 21, vaso biansato a ‘secchiello’ sub-situliforme (tipi ii e iii); 22, bicchiere; 23, ibula TLT in bronzo; 24, bicchiere ovoidale; 25, coppa con ‘grattugia’ con orlo a listello; 26, patera a vernice nera; 27, pareti sottili; 28, vaso biansato a ‘secchiello’ sub-ovoidale (tipo iv); 29, olla in impasto; 30, ibula TLT in ferro; 31, coperchio; 32, olla romana; 33, olpe. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio 79 Fig. 5. Evoluzione delle coppe con grattugia: 1, Tb. MSF Recupero 1981 (9); 2, Tb. MSF 5-1977 (4); 3, Tb. MSF 6-1977 (2); 4, Tb. MSF 1-1977 (16). 80 diego voltolini Fig. 6. Evoluzione dei vasi biansati a ‘secchiello’. Tipo i : corpo sub-globoso e anse skyphoidi; Tipo ii : caratteristiche miste; Tipo iii : corpo sub-situliforme e anse adese; Tipo iv : corpo sub-ovoidale e anse adese; Tipo v : corpo ovoidale, anse adese e orlo a bastoncello. 1, Tb. MSF 8-1977 (1); 2, Tb. MSF 41977 (1); 3, Tb. MSF 8-1977 (2); 4, Tb. MSF Rec. 1981 (4); 5, Tb. MSF 1-1977 (6); 6, Tb. Benvenuti 125 (1)*; 7, Tb. MSF 1-1977 (4); 8, Tb. MSF 1-1977 (5); 9, Tb. MSF 1-1977 (3); 10, Tb. MSF 1-1977 (2); 11, Tb. Benvenuti 125 (4)*; 12, Tb. Benvenuti 125 (3)*; 13, Padova, via Montona (tav. 17,14)**; 14, Padova, via Montona (tav.17.13)**. *da Este ii 2006, tav. 167. **da Cipriano, Mazzocchin 2004-2005, tav. 17. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Fig. 7. Fibula (2) dalla tomba MSF Recupero 1981 (foto D. Voltolini). Fig. 8. Katulstos, apografo dell’iscrizione della coppa 7 della tomba MSF Recupero 1981. 81 82 diego voltolini Fig. 9. In alto: olle in ceramica grigia dal Veneto; in basso: olle dal Canton Ticino. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Tav. i. Tomba MSF 1-1977 (1-13). 83 84 Tav. ii. tomba MSF 1-1977 (14-29). diego voltolini la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Tav. iii. a, tomba MSF 2-1977; b, tomba MSF 3-1977. 85 86 diego voltolini Tav. iv. a, tomba MSF 4-1977; b, tomba MSF 5-1977 (1-3). la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Tav. v. a, tomba MSF 5-1977 (4-10); b, tomba MSF 6-1977. 87 88 Tav. vi. Tomba MSF 7-1977. diego voltolini la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Tav. vii. Tomba MSF 7-1977 (4); tomba MSF 8-1977. 89 90 Tav. viii. Tomba MSF Recupero 1981 (1-13). diego voltolini la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Tav. ix. Tomba MSF Recupero 1981 (19-25). 91 92 diego voltolini Tav. x. Tomba MSF Recupero 1981 (20, 26-33); i dettagli della spada (20) sono riportati in scala 1:3, mentre l’oggetto per intero è ridotto al 15% della misura originale. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Fig. 1 - Appendice. Megliadino S. Fidenzio, spada della tomba 7. 93 94 diego voltolini Fig. 2 - Appendice. Megliadino S. Fidenzio, spada della tomba 7: A. dettaglio dei punzoni; B. positivo del punzone superiore; C. positivo del punzone inferiore. la necropoli veneto-celtica di megliadino san fidenzio Fig. 3 - Appendice. Megliadino S. Fidenzio, spada del recupero 1981. 95